RICERCHE

16.10.2024

Il Corporate Wellbeing “mismatch”: come rispondere in maniera efficace alle aspettative di benessere dei lavoratori in azienda

Di Osservatorio HR Innovation Practice del Politecnico di Milano e Jointly

Il mercato del lavoro in Italia sembra essere caratterizzato da una diffusa disaffezione al lavoro: secondo i dati della ricerca 2024 dell’Osservatorio HR Innovation Practice, solamente il 19% dei lavoratori è pienamente ingaggiato, il 42% ha recentemente cambiato lavoro o ha intenzione di farlo nei prossimi mesi e il 12% è un quiet quitter, ovvero fa il minimo indispensabile per non essere licenziato.

Questi dati sembrano indicare che, nelle dinamiche lavorative, qualcosa si stia modificando. Comparando i dati sui fattori importanti nella scelta di un nuovo lavoro rispetto agli stessi dati del 2021, oggi hanno più importanza rispetto al passato: la flessibilità nel decidere l’orario e il luogo di lavoro, le azioni per garantire l’occupabilità nel medio-lungo termine e il benessere fisico e mentale. In particolare, quest’ultimo è un fattore attrattivo soprattutto per la generazione Z.

In seguito alla pandemia, la qualità del lavoro in termini di benessere, work-life balance e flessibilità ha acquisito sempre maggiore importanza. Oggi la ricerca del “vivere bene” non è più solamente una questione relegata alla vita privata: stare bene in ambito lavorativo è parte integrante di ciò che ciascuno di noi desidera.

Per questo occorre superare un approccio al wellbeing esclusivamente “individuale”, ovvero costituito da interventi per facilitare la risoluzione del singolo bisogno del collaboratore. Il contesto ci sta, invece, indicando la necessità di evolvere verso un approccio integrato al wellbeing in chiave “corporate”, dove il benessere si raggiunge con iniziative coerenti e che coprono l’intera esperienza della persona fuori e dentro l’organizzazione.

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