Le indagini quantitative sulla felicità, come “Quanto sei felice, su una scala da 0 a 10?”, sono ormai onnipresenti e presi sempre più sul serio da ricercatori, governi, aziende e altri.

I dati sono spesso trattati come cardinali, ovvero la differenza tra 2 e 3 per una persona è uguale a quella tra 5 e 6 per un’altra. Tuttavia, esiste uno scetticismo di lunga data riguardo all’assunzione della cardinalità. Questo paper indaga in modo intrigante quanto sia effettivamente ragionevole, per i ricercatori e per chi studia gli esiti delle ricerche, assumere la cardinalità della scala in maniera tradizionale. Soprattutto quando le tematiche analizzate sono legate alla sfera sociale ed intima, come quelle dedicate al benessere e alla realizzazione personale.