ARTICOLO

15.01.2025

Play at work #5 | Giocare per innovare, la storia di Davines Group

Di Lucia Berdini

Iniziamo un nuovo capitolo della rubrica Play at Work, dedicata a esplorare le aziende che usano il gioco come strumento per migliorare le relazioni, accrescere la creatività e stimolare l’innovazione. Oggi vi raccontiamo l’esperienza di Davines Group, una realtà italiana che ha fatto del gioco una parte integrante della sua cultura aziendale.

DAVINES GROUP

Davines Group, azienda con sede a Parma, è specializzata in prodotti di bellezza per la cura dei capelli e della pelle, con marchi come Davines e Comfort Zone. Fondata 40 anni fa, oggi è una B Corp che opera in oltre 90 Paesi con un forte focus sulla sostenibilità e sulle relazioni interpersonali. “Il nostro business è basato sulle relazioni, e il gioco ci aiuta a rafforzarle”, racconta Marco Mazzucco, Chief Digital & Innovation Officer del gruppo.

L’azienda si distingue anche per il suo approccio innovativo alla sostenibilità, che permea non solo i prodotti ma anche il modo di lavorare. Il Davines Village, la sede principale dell’azienda, è stato progettato come uno spazio che favorisce la connessione tra le persone, la natura e la creatività. Questo ambiente unico rappresenta il cuore pulsante delle attività aziendali e sicuramente un contesto ideale per far fiorire il gioco. 

Marco Mazzucco: il motore del gioco in Davines

Marco Mazzucco, Chief Digital & Innovation Officer di Davines Group, è il motore dietro l’introduzione del gioco come pratica aziendale strategica. Con un passato nella consulenza e una profonda passione per la business agility, Marco ha portato in Davines un approccio innovativo che combina gioco, relazioni e agilità. “Credo fermamente che il gioco sia uno strumento di trasformazione. È un modo per connettersi, imparare e innovare, senza mai perdere di vista il lato umano delle organizzazioni”, afferma.

La sua passione per il gioco nasce da lontano: da bambino, Marco era un appassionato di scacchi, un interesse che gli ha insegnato il valore della strategia e della collaborazione. Crescendo, ha ampliato il suo repertorio giocoso, appassionandosi ai giochi collaborativi, che oggi utilizza per costruire team più coesi e creativi. “Il mio ufficio è pieno di giochi. Non solo perché li amo, ma perché credo che siano strumenti essenziali per il lavoro che facciamo ogni giorno”.

Marco è anche un sostenitore dell’approccio bottom-up. “Quando ho iniziato a portare il gioco in Davines, non l’ho imposto dall’alto. Ho iniziato invitando i colleghi a casa, creando momenti di gioco informali che hanno poi contagiato l’intera organizzazione”. Questo stile di leadership, basato sull’empatia e sulla condivisione, ha permesso a Marco di trasformare il gioco in una parte fondamentale della cultura aziendale di Davines.

Da dove nasce l’idea di portare il gioco in azienda

Quando Marco è entrato in Davines, il terreno era già fertile: una cultura aziendale aperta e attenta alle persone. “Ho iniziato in modo informale. Da lì, il gioco ha iniziato presto a diffondersi, trasformandosi in una pratica condivisa”, spiega Mazzucco. La strategia iniziale, definita “carbonara”, è stata quella di partire dal basso, coinvolgendo piccoli gruppi e lasciando che l’interesse crescesse organicamente.

Uno dei primi esperimenti è stato introdurre giochi collaborativi che richiedessero intelligenza collettiva e cooperazione. “Abbiamo iniziato con giochi semplici, come The Mind, e il successo è stato immediato. Le persone si sono sentite coinvolte e hanno iniziato a proporre nuove idee”, ricorda Mazzucco.

I format: Lunch and Play e Onboarding

Oggi Davines ha istituzionalizzato il gioco con iniziative come il format Lunch and Play, in cui i dipendenti si riuniscono durante la pausa pranzo per condividere un momento di svago. Un’altra innovazione è rappresentata dagli “attivatori dell’innovazione”, ambasciatori del cambiamento che diffondono le pratiche giocose nei vari dipartimenti.

Anche il processo di onboarding include momenti giocosi. “Quando ai nuovi arrivati diciamo che si comincia giocando, restano piacevolmente sorpresi”, racconta Marco “questo approccio è un modo per comunicare subito i valori aziendali e creare un senso di appartenenza”

Un altro format interessante è l’introduzione di giochi durante workshop e riunioni strategiche. “Utilizziamo giochi come Dixit o carte tematiche per stimolare la creatività e affrontare sfide aziendali in modo innovativo. Questo approccio ci ha permesso di migliorare i processi decisionali e coinvolgere maggiormente i team”, spiega Mazzucco.

Gioco e business agility: un connubio vincente

Il gioco si sposa perfettamente con la business agility, un altro pilastro della cultura di Davines. “L’agile si basa sulle relazioni tra le persone e su pratiche concrete. Il gioco è uno strumento potentissimo per cementare legami e rendere tangibili concetti complessi”, sottolinea Mazzucco.

Un esempio è l’uso del gioco nei team interfunzionali che sviluppano i prodotti, come shampoo e creme. Attraverso i serious games, i dipendenti vivono esperienze che permettono di comprendere meglio le dinamiche di squadra e i principi dell’agilità.

Questa sinergia tra gioco e agilità non si limita al contesto operativo, ma si riflette anche nella filosofia aziendale. “Il gioco ci insegna a essere flessibili, a rispondere rapidamente ai cambiamenti e a valorizzare l’intelligenza collettiva, tutti elementi fondamentali per un’azienda agile”, aggiunge Mazzucco.

Il ruolo del debriefing

Un elemento centrale nell’approccio giocoso di Davines è il debriefing, il momento in cui si analizza l’esperienza vissuta durante il gioco. “Il debrief permette di tradurre le dinamiche emerse in lezioni utili per il lavoro quotidiano”, spiega Mazzucco. Questa pratica è particolarmente utile nei giochi più impegnativi, che possono generare conflitti e stimolare riflessioni profonde.

Mazzucco cita un esempio: “Durante un workshop, un gioco collaborativo ha evidenziato alcune tensioni latenti nel team. Grazie al debrief, siamo riusciti a discuterne apertamente e a trovare soluzioni condivise. Questo ha migliorato non solo il clima lavorativo, ma anche la produttività”.

Una cultura che contagia

Oggi il gioco è parte integrante della vita aziendale in Davines. “Abbiamo visto crescere la creatività e la collaborazione, soprattutto nei momenti cross-funzionali”. Il successo di questa filosofia si riflette anche nei feedback dei dipendenti: “Molti tornano a chiedere giochi per organizzare sessioni nei loro team”.

Un ulteriore segnale del successo del gioco in azienda è rappresentato dall’introduzione di attività ludiche anche negli eventi aziendali aperti alle famiglie. “Durante gli open day, coinvolgiamo dipendenti e familiari in giochi che promuovono lo spirito di comunità e rafforzano i legami”, racconta Mazzucco.

Perché il gioco funziona

Il segreto del gioco in azienda è nella sua capacità di creare un ambiente sicuro e inclusivo. “Giocare è una scelta libera. Quando le persone sentono di poter partecipare senza obblighi, si rilassano e si aprono. Questo stimola la fiducia e la collaborazione”.

Il gioco, inoltre, stimola la creatività. “Abbiamo osservato che i team che giocano regolarmente generano più idee innovative. Questo perché il gioco allena la mente a pensare fuori dagli schemi e a esplorare nuove possibilità”, spiega Marco.

Un messaggio per il futuro

Infine Marco ha condiviso con noi una riflessione che racchiude il valore che il gioco ha per lui: “Giocare è il modo migliore per conoscere noi stessi e gli altri”. Una lezione che Davines Group ha fatto sua e che, speriamo, ispirerà molte altre aziende a seguire questa strada.

Il futuro del lavoro, secondo il Chief Innovation Officer di Davines, non può prescindere dalla giocosità: “Siamo in un momento storico in cui le aziende devono ripensare il modo di lavorare. Il gioco non è solo uno strumento, ma una mentalità che può trasformare le organizzazioni rendendole più umane, inclusive e innovative”.

Se vuoi puoi ascoltare il podcast dell’intera intervista a Marco Mazzucco a questo link!

 


Lucia Berdini è founder di Playfactory e Co-founder del Manifesto del Gioco, Play Coach, World Laughter Ambassador, Gibberish and Nonsense Coach, Playfight Trainee e Genio Positivo, Chief Happiness Officer, TEDx Speaker e mamma di Noa 🙂

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