ARTICOLO

13.11.2024

Play at work #3 | Personalità di gioco

Di Lucia Berdini

Siamo già al terzo articolo della nostra rubrica dedicata al gioco nelle organizzazioni e per me è un grande piacere dedicare tempo ed energia a questo progetto! Sento come prioritaria la missione di portare temi come la leggerezza e il divertimento nei contesti notoriamente più playphobici: le aziende. Quello che vorremmo fare è scardinare questa credenza diffusa e citare l’autore che ha ispirato questo articolo, Stuart Brown*, con una sua citazione:

“Il contrario di gioco non è lavoro,
il contrario di gioco è depressione”

Dopo aver esplorato i primi aspetti e benefici di un approccio giocoso in azienda, oggi ci addentriamo nel cuore di una riflessione fondamentale: le personalità di gioco. Riconoscere e valorizzare queste diverse attitudini ci permette non solo di creare un ambiente di lavoro più coinvolgente e stimolante, ma anche di rivelare i talenti nascosti di ciascun collaboratore, costruendo una cultura aziendale che prenda davvero in considerazione le personalità dei singoli (evitando di proporre attività poco tarate sulle singole personalità del capitale sociale).

Le Personalità di Gioco: Comprenderle per valorizzare i talenti 

Quando parliamo di gioco, spesso pensiamo a un’attività fine a se stessa, un momento di svago e magari di riposo dal lavoro. In realtà il gioco è molto di più di questo: è una dimensione fondamentale dell’essere umano, con un impatto profondo su chi siamo e su come ci relazioniamo con il mondo, anche in ambito professionale.

Stuart Brown, ha identificato diverse personalità di gioco, degli archetipi giocosi che rispecchiano le preferenze e le inclinazioni naturali di ognuno. Ognuna di queste personalità porta con sé un modo unico di approcciarsi alle sfide, alle interazioni e al lavoro di squadra, e comprendere questi profili all’interno dell’organizzazione può rappresentare una risorsa preziosa per i leader e per i team.

Attraverso la lente di queste personalità il gioco diventa un’opportunità per scoprire di più il lato umano delle persone con cui lavoriamo ogni giorno, ma anche un modo per migliorare la creatività, l’empatia e la motivazione dei singoli e del gruppo. In questo articolo scopriremo insieme le diverse tipologie di personalità di gioco e come queste possono arricchire l’esperienza lavorativa, renderla più partecipata e ricca di senso, aiutandoci a essere più nell’essere (che nel fare) e più nella dimensione del NOI (che in quella dell’IO).

Quali sono le personalità di gioco 

Ora esploreremo insieme le diverse personalità di gioco. Vi invitiamo a leggere con curiosità e a riflettere su quali di queste risuonano con voi. Naturalmente siamo spesso un mix di caratteristiche e potreste ritrovarvi in più di una descrizione. Questo processo di auto-riconoscimento è interessante perché ci permette di scoprire nuove sfaccettature di noi stessi e comprendere meglio chi siamo, in quali attività troviamo piacere e in che modo queste influenzano il nostro modo di interagire con gli altri, affrontare le sfide e vivere ogni esperienza.

“Un’attività semplice ma significativa potrebbe essere quella di esplorare le diverse attitudini giocose insieme al resto del vostro team e creare una mappa delle varie personalità.”

Burlone/a: Chi ama l’umorismo e il nonsense
La personalità del burlone trova nel nonsense e negli scherzi il cuore del proprio modo di giocare. I burloni amano suscitare risate e creare un’atmosfera leggera, utilizzando l’umorismo come strumento di socialità sin dall’infanzia. Per loro, il gioco è pura comicità: amano scherzare con gli altri e, spesso, far sorridere diventa un modo per guadagnare accettazione sociale. Sono i “clown” dei contesti sociali e lavorativi, portando energia positiva e smorzando la serietà delle situazioni. Alcuni esempi iconici di burloni includono attori come George Clooney, noto per gli scherzi sui set cinematografici, o professionisti che integrano il gioco anche nei luoghi più inaspettati, come il dentista che scrive battute sul soffitto per intrattenere i pazienti.

Cinestetico/a: Chi ama giocare in movimento
I cinestetici trovano nel movimento e nell’azione fisica la massima espressione del gioco, sia che si tratti di danzare, praticare sport o esplorare attività come il nuoto e lo yoga. Sono persone che “hanno bisogno di muoversi per pensare”, come ha osservato Ken Robinson. Il gioco è per loro un’estensione del corpo: amano l’attività fisica senza necessariamente essere mossi da uno spirito competitivo. Il loro divertimento risiede nel sentire il corpo all’opera, nella libertà di saltare, correre, ballare o compiere qualsiasi azione che li faccia sentire vivi. 

Esploratore/Esploratrice: Chi ama l’avventura e la scoperta
Gli esploratori mantengono viva la curiosità che caratterizza i bambini. Per loro il gioco è un’avventura, una costante scoperta del mondo circostante, che sia fisico, emozionale o mentale. Amano scoprire posti nuovi, provare emozioni mai sperimentate o ampliare le proprie prospettive attraverso l’arte, la musica o nuove letture. Gli esploratori vedono nel gioco un modo per restare creativi, aperti e connessi con il proprio desiderio di crescita e apprendimento. Questa personalità non si limita ai viaggi fisici, ma include anche la scoperta di nuovi sentimenti e idee, portando un senso di meraviglia nella quotidianità.

Concorrente: Chi ama giocare per vincere
Il concorrente è guidato da un forte spirito di competizione e si immerge nel gioco per misurarsi con gli altri e primeggiare. Per i concorrenti, la vera gioia si trova nell’euforia della gara, che sia una partita sportiva, un gioco da tavolo o una sfida professionale. Competere secondo regole precise e fare punti rappresenta per loro un modo per sentirsi realizzati e soddisfatti. Il concorrente gioca non solo per divertirsi, ma per vincere, e vive le gare come un modo per affermare la propria superiorità o abilità, che siano esse pubbliche o private, attive o passive, come nel caso dei tifosi appassionati.

Regista: Chi ama pianificare e organizzare
I registi trovano soddisfazione nel progettare e orchestrare eventi sociali. Per loro, il gioco è nell’organizzazione: adorano essere i pianificatori dietro le quinte, gli organizzatori di feste, eventi o attività di team building. Grazie alla loro inclinazione naturale a creare contesti divertenti per gli altri, diventano spesso i catalizzatori della vita sociale, dando vita a dinamiche di gruppo coinvolgenti e interattive. 

Collezionista: Chi ama collezionare pezzi unici
Per il collezionista, il gioco è dato dal piacere di accumulare oggetti o esperienze uniche. Ogni nuova acquisizione rappresenta una conquista che li riempie di soddisfazione e completa la loro personale “collezione”, che sia di monete, opere d’arte, esperienze di viaggio o altro ancora. L’obiettivo del collezionista è avere la più grande, interessante e completa collezione e questo, spesso, lo porta a legarsi ad altre persone con le stesse passioni, creando reti sociali basate sugli stessi interessi. 

Artista/Inventore-Inventrice: Chi ama creare e costruire
Gli artisti o inventori si esprimono al meglio quando danno forma a qualcosa di nuovo, come dipingere, scolpire, fare giardinaggio o costruire mobili. Per loro, il gioco consiste nel creare e perfezionare oggetti, che siano funzionali o puramente estetici. Gli artisti vedono nel gioco una forma di espressione personale, mettendo nelle loro creazioni una parte di se stessi e delle loro capacità. Non necessariamente cercano il riconoscimento pubblico; per alcuni, la soddisfazione sta semplicemente nel vedere realizzato qualcosa di bello o funzionale, come un giardino fiorito o un meccanismo ben costruito.

Storyteller: Chi ama narrare e immaginare
Gli storyteller trovano il gioco nell’immaginazione e nella narrazione. Raccontare storie, recitare, leggere e creare mondi immaginari è il loro modo principale di giocare. Sono spesso romanzieri, sceneggiatori, attori o appassionati di letteratura e cinema, capaci di trasformare ogni esperienza in un racconto avvincente. Per uno storyteller, anche una partita a tennis o la preparazione di un piatto possono diventare una storia in cui ogni azione assume un significato più profondo e avventuroso. Rispetto ai concorrenti, gli storyteller amano il viaggio più che la vittoria, trasformando ogni momento in una trama appassionante.

Riconoscere e valorizzare le diverse personalità di gioco non è solo un modo per rendere il lavoro più piacevole: è una strategia per costruire un’organizzazione realmente inclusiva, che riconosca il potenziale unico di ciascun individuo. Ogni personalità porta infatti con sé risorse diverse, che arricchiscono il team e creano un ambiente di lavoro più equilibrato e resiliente.

 Il messaggio alle organizzazioni è chiaro: creare spazio per il gioco e per l’espressione autentica delle persone non è una distrazione dagli obiettivi aziendali, ma un percorso per raggiungerli con maggiore creatività, motivazione e coesione. Perché quando ci impegniamo a comprendere e incoraggiare queste inclinazioni naturali, non solo favoriamo il benessere dei singoli, ma anche quello dell’intera organizzazione.


*Stuart Brown è un medico e ricercatore americano, considerato uno dei massimi esperti sul tema del gioco e della sua importanza per lo sviluppo umano. Fondatore del National Institute for Play, ha dedicato la sua carriera a studiare come il gioco influenzi il cervello, la creatività e le dinamiche sociali, evidenziando come sia essenziale per il benessere individuale e collettivo.

 


Lucia Berdini è founder di Playfactory e Co-founder del Manifesto del Gioco, Play Coach, World Laughter Ambassador, Gibberish and Nonsense Coach, Playfight Trainee e Genio Positivo, Chief Happiness Officer, TEDx Speaker e mamma di Noa 🙂

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