ARTICOLO
11.09.2024
Play at work #1 | Il Ruolo del Gioco nel Benessere Organizzativo
Di Lucia Berdini
11.09.2024
Play at work #1 | Il Ruolo del Gioco nel Benessere Organizzativo
Di Lucia Berdini
C’è un’idea piuttosto diffusa, quasi come una di quelle leggende metropolitane che tutti conoscono ma nessuno sa da quando e dove siano nate: lavoro e gioco non possono convivere. Sul serio? Per anni, siamo stati indottrinati a pensare che lavorare significhi essere seri, concentrati, e, soprattutto, non ridere mai troppo forte (non vorrai mica disturbare i colleghi!). Il divertimento, ci hanno detto, è roba per il weekend, per quando finalmente puoi mollare la cravatta e buttarti sul divano. Eppure sempre più studi stanno dimostrando che questo sguardo è solo un vizio di forma che ha radici storiche e culturali ben precise (magari le approfondirò in un prossimo articolo).
Integrare il gioco nel lavoro non solo non è una perdita di tempo ma è uno dei modi più efficaci per creare un clima di cooperazione e fiducia, aumentare la produttività, ridurre lo stress e creare un ambiente di lavoro più felice. Quindi, forse, è arrivato davvero il momento di ripensare al vecchio adagio che dice “prima il dovere e poi il piacere” e di abbandonare il management giurassico perché, in realtà, possiamo avere entrambi e fare in modo che si inneschi un circolo virtuoso di apprendimento, comunicazione, fiducia e creatività.
Chiedersi se sia possibile lavorare meglio divertendosi non è solo una curiosità superficiale: è il cuore pulsante di una discussione più ampia sul ruolo del gioco nelle realtà organizzative. Questa domanda ci costringe a rivedere convinzioni radicate sul lavoro, sfidando l’idea tradizionale che lavoro e divertimento siano due mondi separati e inconciliabili. Affrontare questo interrogativo è fondamentale perché apre la porta a nuove prospettive su come possiamo trasformare gli ambienti di lavoro in spazi più creativi, ingaggiati e collaborativi. In un contesto dove il benessere dei dipendenti è sempre più riconosciuto come un driver essenziale per il successo organizzativo, esplorare il potenziale del gioco diventa non solo rilevante, ma cruciale. In breve, questa domanda non è solo un punto di partenza, ma la chiave di volta per comprendere come possiamo rivoluzionare il nostro modo di lavorare e, di conseguenza, l’intero ecosistema aziendale.
“I manager old-style (noi li chiamiamo giurassici, nda) vedono qualcuno divertirsi al lavoro e pensano: ‘Sta perdendo tempo!’. I nuovi manager invece vedono qualcuno divertirsi e pensano: ‘Si sta ricaricando e sta portando gioia in ufficio! […] Il gioco al lavoro non è solo una distrazione, è un elemento essenziale per creare un ambiente di lavoro produttivo e motivante”.
Matt Weinstein – “Fun Works – Creating Places Where People Love to Work” (1999) [Matt Weinstein, che ho avuto il piacere di conoscere durante la pandemia, e che ha fatto un lavoro di diffusione incredibile sul tema del fun at work scriveva queste cose 25 anni fa]
“Aziende leader come Google, Zappos e Southwest Airlines hanno riconosciuto i benefici del gioco, offrendo ai dipendenti tempo e risorse per esplorare e condividere idee. Queste pratiche non sono semplici distrazioni, ma potenti driver di performance elevata” […] Il gioco al lavoro non deve essere confuso con il ping-pong in pausa pranzo. Perché il gioco sia efficace, deve essere parte integrante del lavoro stesso e non un’attività esterna; solo così può motivare in modo diretto e potente”.
Doshi and McGregor – Primed To Perform – Harper Collins 2015
qualche (preoccupante) dato
Coltivare la Felicità nelle organizzazioni è una componente fondamentale per il successo aziendale e, trascurare questo aspetto, può portare a costi elevati legati al turnover, burn out e assenteismo. Negli Stati Uniti, il turnover medio si attesta al 17,8% (con costi che possono raggiungere fino al 200% dello stipendio). L’assenteismo costa alle aziende statunitensi circa 84 miliardi di dollari in perdita di produttività all’anno. Anche in Italia la situazione non migliora: il tasso di turnover nel settore privato è stimato tra il 12% e il 15%, mentre l’assenteismo rappresenta una sfida significativa, soprattutto nel settore pubblico e sanitario.
Anche i casi di burn-out stanno aumentando, specialmente dopo la pandemia. In Italia, il 71,6% dei medici ha dichiarato di aver sofferto di burnout, mentre il 59,5% teme di poterlo sperimentare in futuro. Questo fenomeno non riguarda solo il settore sanitario, ma si estende a vari ambiti lavorativi, con sintomi come esaurimento emotivo e depersonalizzazione, spesso legati a carichi di lavoro eccessivi.
Questi dati gridano l’urgenza di adottare nuove politiche aziendali e di abbandonare le pratiche giurassiche. Ignorare lo stress cronico significa mettere a rischio non solo la salute delle persone ma anche i risultati dell’intera azienda. È il momento di agire ed è possibile farlo anche attraverso il gioco: investire sulla felicità del capitale sociale non è solo una scelta intelligente, è una necessità per garantire un ambiente lavorativo sano, felice, ingaggiato e creativo.
All’interno di questo quadro il ruolo del Chief Happiness Officer (CHO) emerge come fondamentale. Il CHO non solo promuove la felicità dei dipendenti, ma è anche responsabile di integrare delle pratiche funzionali e sostenibili, con l’obiettivo di prendersi cura – in modo sistemico – della Felicità della work-force. All’interno del percorso formativo per diventare CHO, dell’Italian Institute for Positive Organization (IIPO), è previsto un capitolo dedicato proprio al “Fun & Play”, in cui vengono affrontati i principi per portare il gioco all’interno dei contesti aziendali.
Durante questo modulo, esploriamo i 4 principi per integrare in maniera sostenibile il gioco nelle routine aziendali, per migliorare la collaborazione, stimolare la creatività e rafforzare i legami nel team e tra i team. Grazie a questo approccio, i futuri CHO possono lavorare creativamente per immaginare quali possano essere le pratiche migliori da integrare ed equipaggiarsi con strumenti pratici (e spesso a costo zero). (Se vuoi sapere quando ci sarà la prossima certificazione vai qui)
Quando parliamo di gioco in azienda non ci riferiamo semplicemente a momenti di svago o a pause divertenti tra un impegno e l’altro. Il gioco nel contesto lavorativo assume un significato molto più ampio e strategico: diventa, oltre che fine, un mezzo per lavorare indirettamente su una grande serie di variabili, le principali che ho osservato sono: creatività, cooperazione e motivazione.
Questa è una classificazione molto semplice per cominciare a immaginare quanti e quali tipi di gioco potremmo (da domani) portare all’interno della vita organizzativa: gioco fisico, sociale e creativo.
NB: ci sono molti altri modi per classificare i tipi di gioco, in un prossimo articolo ve ne parlerò in maniera più approfondita.
Il gioco fisico include attività che comportano movimento e – in alcuni casi – interazione corporea, come piccole competizioni (o collaborazioni 😉 sportive, esercizi fisici leggeri inseriti nelle pause lavorative (esistono molti giochi rapidi, alcuni puoi trovarne nel gruppo “Giochi per tutti”). Queste attività, oltre a migliorare la salute fisica, promuovono la collaborazione e la coesione del tempo, riducendo la tensione (sia fisica che mentale) che si accumula durante le ore lavorative. Giocare fisicamente a lavoro può migliorare la concentrazione e agisce come una vera “ricarica” energetica.
Il Gioco Sociale include tutte quelle attività che rafforzano le relazioni interpersonali, facendo fiorire comunicazione, fiducia e collaborazione. Nella nostra cultura conosciamo pochi giochi cooperativi di questo tipo, perché non abbiamo costruito una valigia di giochi dalla quale poter attingere: ma possiamo costruirla facendo riferimento a libri ricchi di spunti (ti lascio due titoli in fondo all’articolo che potrebbero esserti utili). Lo studio di Wageeh A. Nafei sottolinea come queste attività possano avere un effetto diretto sulla riduzione dello stress e sul miglioramento del clima aziendale【Nafei, W. A. (2018). The Role of Workplace Fun in Enhancing Organizational Outcomes. Case Studies Journal, Volume 7,] (piccolo spoiler, nel prossimo articolo ti parlerò meglio di questo studio).
I giochi sociali creano un ambiente in cui le persone si sentono più a loro agio a esprimere idee e a collaborare, favorendo un senso di appartenenza e una cultura aziendale più coesa.
Infine, il gioco creativo si concentra sulla libertà di esprimere nuove idee e soluzioni attraverso l’immaginazione e attività in cui ci si può esprimere creativamente. Workshop di brainstorming o gamestorming, sessioni di design thinking o semplici giochi che invitano i dipendenti a proporre soluzioni innovative fanno parte di questa categoria. Aziende come LEGO hanno fatto del gioco creativo una parte integrante della propria cultura aziendale, incoraggiando i dipendenti a utilizzare i prodotti stessi per generare idee e soluzioni innovative.
In sintesi, la credenza che possiamo e dobbiamo decostruire è che il gioco in azienda sia un passatempo o – peggio – una perdita di tempo., Come dico sempre durante la certificazione Chief Happiness Officer, giocare è una tecnologia sociale che ci permette di allenare delle competenze per essere più felici e per ricalibrare la nostra energia fisica, mentale, emotiva e spirituale.
Molte aziende di successo hanno riconosciuto l’importanza del gioco come strumento per ridurre lo stress e migliorare il benessere dei dipendenti, integrando attività ludiche nelle loro routine quotidiane.
Google è uno degli esempi più noti di come il gioco possa essere integrato nell’ambiente di lavoro per ridurre lo stress. Le sedi di Google sono famose per includere spazi dedicati al relax e al gioco, come tavoli da ping-pong, sale giochi, e persino aree per la meditazione. Queste pause gioco permettono ai dipendenti di distaccarsi temporaneamente dalle attività stressanti e di ricaricare le energie in modo ludico, favorendo così la concentrazione e la creatività al rientro al lavoro. In Google, il concetto di “divertimento produttivo” è centrale: un ambiente rilassato e che include la “leggerezza” permette di affrontare meglio le sfide lavorative.
Zappos, famosa per la sua cultura aziendale innovativa, promuove il gioco come parte integrante della giornata lavorativa. L’azienda incoraggia le pause creative e organizza regolarmente eventi ludici in ufficio, che includono competizioni amichevoli, giochi di squadra e momenti di svago per i dipendenti. Questa pratica non solo riduce lo stress, ma contribuisce anche a rafforzare i legami tra colleghi, migliorando la comunicazione interna e il senso di appartenenza.
SAP, azienda leader nel settore tecnologico, ha integrato il gioco come parte del suo programma di team building per alleviare lo stress. Attraverso workshop basati sul gioco, come simulazioni di progetti e giochi di ruolo aziendali, i dipendenti non solo migliorano le loro capacità di problem solving, ma imparano a lavorare meglio in team, sviluppando empatia e una maggiore capacità di comunicare in modo efficace. Queste attività aiutano i dipendenti a sentirsi più connessi e a ridurre la pressione del lavoro quotidiano.
LEGO promuove il gioco tra i propri dipendenti utilizzando i propri mattoncini per creare momenti di svago, progettazione e debrief. I dipendenti sono incoraggiati a partecipare a “pause creative”, durante le quali costruiscono modelli LEGO, rilassandosi e stimolando la loro immaginazione.
Questi esempi dimostrano che integrare il gioco in azienda non solo riduce il carico di stress, ma migliora anche la coesione del team e la capacità dei dipendenti di affrontare le sfide quotidiane con maggiore energia e creatività. Le attività ludiche, come pause gioco, sessioni di mindfulness e workshop creativi, non solo alleviano la tensione, ma contribuiscono a creare un ambiente di lavoro più positivo e produttivo.
Ascolta i playtalk in cui intervisto le aziende italiane che stanno già portando il gioco nella propria cultura organizzativa!
All’interno del podcast puoi trovare tante altre interviste con tanti professionisti del Gioco!
Playtalk con Marco Mazzucco, Chief Digital and Innovation Officer di Davines Group, B Corp con sede a Parma che opera nel settore della cosmetica professionale e che conta un migliaio di dipendenti a livello globale. La particolarità di Davines Group è che ha abbracciato il valore del Gioco in maniera molto concreta e Marco ci racconterà in quanti e quali modi il Gioco è diventato parte della cultura organizzativa, con iniziative che vanno dall’ onboarding, al training e al Lunch&Play. Marco ha anche promosso all’interno dell’azienda il Manifesto del Gioco e conosco poche persone che più di lui lavorano affinché la giocosità si trasformi in una pratica nutriente per tutta la popolazione aziendale.
Oggi incontriamo Alessandro Nanni, amministratore delegato di “Soluzioni s.r.l.”, RSPP Trainer e fondatore di “Playsicurezza”. “È iniziato tutto nel 2015 quando ho capito che il modo di fare formazione nel mondo della sicurezza andava rinnovato, perché la noia che veniva generata era inaccettabile“. Comincia così il viaggio di Alessandro Nanni per portare il gioco all’interno del mondo della formazione sulla sicurezza, che porterà alla nascita di Play Sicurezza, un metodo di formazione divertente ed efficace che sta già contaminando positivamente il mondo della sicurezza in Italia.
Assist S.p.A. è un’ azienda tributaria davvero innovativa. A raccontarci quante e quali attività giocose sono state implementate all’interno della loro cultura organizzativa saranno Fiorenza Fissore, amministratrice delegata e Aldo Emanuele Pignato, HR manager di Assist S.p.a. Li ho conosciuti entrambi grazie all’ IIPO e 2Bhappy durante il percorso di certificazione come CHO, il che la racconta lunga su quanto Fiorenza ed Aldo Emanuele abbiano a cuore la Felicità dei propri collaboratori. È davvero incredibile ascoltare dalle loro vive voci quanta cura e passione ci sia in questa azienda all’avanguardia.