ARTICOLO

27.06.2024

Notes for happy families #1 | C’è voluto un bel po’

Di Martino Corti

Notes for Happy Families #1

“C’è voluto un bel po’” 

Ascolta il brano su Spotify

 

“Il mio scopo è essere parte attiva della trasformazione che stiamo vivendo, facendo da specchio con il mio percorso di crescita personale, condividendo e creando connessioni che agevolino la trasformazione di esseri umani e organizzazioni.

Voglio che ogni bambino del mondo possa essere accompagnato nella crescita da guide consapevoli in amore e armonia”

Sono arrivato a scoprire il mio “purpose” dopo 40 anni + 2 mesi e mezzo di percorso per la certificazione in CHO (Chief Happiness Officer).  


💡Lo sapevi? Il “purpose” è il nostro “perché”.  Metterlo a fuoco ci aiuta a scegliere meglio, onorare i nostri bisogni e talenti, attivare in modo sano le nostre energie, essere coerenti nei nostri comportamenti quotidiani. Lavorare sul proposito è un processo costante e continuo; il proposito infatti cambia nel tempo, si evolve, si arricchisce di sfumature, azioni, esperienze. 🔍Approfondimento lettura: “Da grande” di Giulio Xhaet

Riassumendo molto per chi non conoscesse questa figura, il CHO è un professionista in grado di traghettare un’organizzazione nella gentile trasformazione in organizzazione positiva. 

Un CHO apprende strumenti imprescindibili per costruire futuri preferibili. Che già a leggerla una roba così è da un WOW grande come una casa, no?

Cultural Transformation, Positive Leadership, Positive Organization, Corporate Happiness sono le 4 macro aree su cui il CHO può e deve agire. 


💡Lo sapevi? Cultural Transformation: proposito dell’organizzazione forte, ancorato a finalità collettive, capace di generare un impatto sociale, ecologico e di promozione del bene comune. Positive Leadership: essere esempi coerenti di leader positivi. Positive Organization: processi e pratiche congruenti con la strategia identificata e capaci di generare benessere e percezione di coerenza. Corporate Happiness: felicità come strategia organizzativa coerente

+chimica positiva – chimica negativa, +noi – io, +essere – fare/avere e +disciplina – caos sono i 4 pilastri della scienza della felicità.


💡Lo sapevi? Chimica positiva: ossitocina, dopamina, serotonina, endorfina.  Ogni volta che i nostri bisogni di sicurezza, stabilità, apprezzamento, riconoscimento e connessione sociale sono soddisfatti, il nostro corpo produce chimica positiva.  Rispetto, gentilezza, gratitudine, compassione, coerenza, ascolto, empatia, amore, cooperazione, accoglienza e supporto sono i comportamenti che attivano chimica positiva.
Noi: la scienza ha dimostrato che siamo cablati per la socialità. Si chiama “capitale sociale” ed è la nostra capacità di costruire relazioni solide e di fiducia nel tempo. Esprimere il meglio di te dipende da come ti sai relazionare nel gruppo e da come il gruppo si relaziona con te. Cooperazione, coinvolgimento, supporto, ascolto, comunicazione non violenta, condivisione, gentilezza, tempo agli altri e coinvolgimento aiutano a coltivare il nostro capitale sociale.
Essere: bisogni, valori, passioni, intelligenza emotiva, proposito. Se non curiamo noi stessi ci precludiamo la possibilità di esprimere il nostro massimo potenziale. Per coltivare l’essere dobbiamo imparare a coltivare la nostra energia emotiva, mentale, fisica e spirituale
Disciplina: la felicità è un muscolo volontario e si allena attraverso pratiche con qualità specifiche. Devono essere: intenzionali, ancorate ad uno scopo forte, personali, costanti e durature, coinvolgenti. Disinstallare il modello “sono fatt* così”

Più andavo avanti nel programma, più si faceva strada dentro di me la convinzione che tutti gli strumenti che stavo apprendendo potessero essere applicati, ovviamente con i dovuti “aggiustamenti”, nelle organizzazioni più importanti del mondo: le famiglie!

La “formula magica” che ogni CHO apprende è: X+1, dove X è la situazione attuale e +1 è un piccolo o grande passo verso l’obiettivo.

Un’altra cosa che ogni CHO sa molto bene è che i vertici dell’organizzazione debbano essere assolutamente coinvolti e allineati affinché questa trasformazione possa avvenire.

Così ho parlato con la Co-Founder della nostra “organizzazione”, ovvero Camilla, mia moglie.

E’ stato meraviglioso e sfidante definire insieme la nostra X e i primi “+1”, lavorare ancora di più su di noi per essere quanto più esempi coerenti e “leader positivi” per nostra figlia Mirtilla, osservare e in alcuni casi rivedere i “processi famigliari”, scegliere di curare e alimentare il capitale sociale (singolarmente e come famiglia), prendere consapevolezza di quanto la nostra famiglia impatti sul pianeta e decidere insieme come farlo positivamente, impegnarci per porre alla base della nostra quotidianità i 4 pilastri della scienza della felicità.

Questi sono alcuni esempi di quanto questi strumenti ci stiano aiutando ad essere una “famiglia felice”. 

Ma quando una famiglia può dirsi “felice”?

Beh, aver scoperto che la felicità non sia solo un’emozione, quella che conosciamo tutti (e che per ognuno può essere diversa), ma che esista una scienza della felicità fatta di studi ed evidenze scientifiche, che la felicità sia anche una competenza e che come tale possa essere allenata grazie ad attitudine, routine del benessere e strumenti concreti, mi ha fatto trovare una risposta: 

“Una famiglia felice è quella che tutti i giorni si impegna per esserla”


💡Lo sapevi? Scienza della felicità è il termine che aggrega tutte le discipline scientifiche che concorrono a spiegare perché la felicità non sia solo un’emozione ma anche una competenza e, come tale, possa essere coltivata. Esistono quindi due dimensioni della felicità: edonica (legata a soddisfazione e piacere che proviamo. E’ l’emozione), eudaimonica (il modo in cui ognuno di noi può scegliere di vivere la propria vita. E’ uno stile di vita, sono scelte e comportamenti intenzionali).

“Io i miei genitori li ho perdonati. Del resto hanno avuto dei genitori anche loro, poveretti”.

Non è colpa di nessuno. Ognuno ha fatto quello che ha potuto con gli strumenti che aveva, ok. Ma porca miseria, oggi ognuno di noi ha tanti strumenti a disposizione, e quindi abbiamo la possibilità, anzi la responsabilità di spezzare catene, cambiare le cose. Evolverci.

Con questo blog desidero raccontarvi come ci stiamo provando noi. Ho pensato di partire quindi dal raccontarvi la nostra X, ma anche un pochino il come ci siamo arrivati a questa X.

Si può dire che Camilla ed io siamo “cresciuti insieme”. Ci siamo conosciuti che eravamo reciprocamente fidanzati. Io avevo 16 anni, lei 18. Dopo qualche anno ci siamo incontrati in una discoteca, era una sera di circa 21 anni fa. Non eravamo più fidanzati e ad un certo punto, dopo aver scoperto che compiamo gli anni lo stesso giorno (!!), si è messa a raccontarmi di uno che le piaceva in un classico dialogo da discoteca:

– Cami: “..E ADESSO MI STO FREQUENTANDO CON UNO DI TORINO..”

– Io: “COME? ADESSO MI TROVI PARTICOLARMENTE CARINO?”

– Cami: “NO DICEVO CHE MI STO FREQUENTANDO CON UNO DI TORINOOOOOO”

– Io: “AHHH”

Ho finto di ascoltare ancora un po’, poi l’ho interrotta e con un sorriso alla Humphrey Bogart de noartri le ho detto: 

“Scusami, ma tu ed io non siamo amici”.

Che in realtà è stato più:

– “SCUSAMIII MA TU ED IO NON SIAMO AMICIIII”

– “AH NOOOOO?”

Da allora stiamo camminando insieme. 

Per tutti siamo una “coppia speciale”, anche se speciale per davvero lo siamo diventati, perché all’inizio siamo stati la classica “coppia speciale” che poi si rivela normale, normalissima: fase innamoramento pazzesco “a far l’amore in tutti i modi in tutti i luoghi in tutti i laghi”, scenate di gelosia, fase litigi vari, fase uscita dalla fase dell’innamoramento, fase bene ma non benissimo, fase litigi più pesanti fino a lasciarci. Noi ci abbiamo messo circa 4 anni, solitamente il tempo stimato (a quell’età) è di un paio d’anni. Poi però abbiamo scelto di provare ad andare più in profondità, di scoprirci per davvero. Ed è ricominciato un viaggio, speciale per davvero.

Cami è una donna meravigliosa. Ha un cuore grande, grandissimo. E’ forte, simpatica, sensibile, intelligente, e visto che vi ho detto un sacco di cose che solitamente descrivono una persona meravigliosa ma brutta, ci tengo a precisare che no, Cami è anche molto bella. E’ un’imprenditrice e una mamma splendida, anche se ogni tanto le vengono dei dubbi perché vive questo contrasto in cui da una parte è molto felice perché consapevole di essere anche un bellissimo esempio per nostra figlia Mirtilla, dall’altra ha i sensi di colpa della mamma “assente”.  Al di là del fatto che non sia tanto assente quanto pensi, io sono anche profondamente convinto che esista un’assenza che può fare del bene, dipende solo dal motivo e soprattutto da quanto si è presenti nel tempo passato insieme. 

Ed io le guardo quando fanno i lavoretti, quando fanno colazione assonnate e poi si abbracciano per una carica di energia prima di iniziare la giornata, quando si chiedono se stiano meglio con questo vestito o con quell’altro. Guardo i loro occhi, le osservo, le vedo. E non ho alcun dubbio sul fatto che Mirtilla abbia una mamma meravigliosa, e che sappia di averla.


💡Lo sapevi? Un abbraccio di 20 secondi produce nei nostri corpi ossitocina.  Questo vuol dire molto semplicemente: più abbracci=più benessere

La verità è che senza Cami, Mirtilla non sarebbe mai arrivata. E non solo per ovvi motivi, ma perché è stata Cami a darmi il coraggio di diventare papà. C’è voluto un bel po’. 

Ero bloccato perché profondamente convinto di essere ancora troppo figlio per poter diventare padre, e quando lo sono diventato per davvero…Ho scoperto che avessi assolutamente ragione! Il punto è che probabilmente sarei rimasto per sempre in quella condizione se non fosse arrivato questo dono meraviglioso, potentissimo. Una responsabilità tanto grande da impormi di…crescere.

Il 4 giugno abbiamo festeggiato il nostro compleanno.  Non credo sia un caso che, proprio quest’anno in cui abbiamo introdotto nella nostra vita la scienza della felicità, sia stata la prima volta in cui abbiamo desiderato anche dedicare una sera per festeggiare solo con le nostre famiglie ristrette. Per me è stata una serata speciale.

Poco prima della torta, mentre ci osservavo tutti riuniti intorno al tavolo, una lacrima di gioia è scesa sulla mia guancia. E’ stato uno di quegli attimi in cui ci sente allineati con l’universo, dove tutto appare chiaro, cristallino. Ho provato una profonda gratitudine per ogni passo, ogni sorriso e ogni lacrima che ci avevano portato fino a quel momento. 


💡Lo sapevi? La gratitudine è quel momento in cui realizzi che qualcuno ha fatto qualcosa per te o “semplicemente” riesci ad aprire il tuo cuore perché riconosci la fortuna di avere ciò che hai e di essere ciò che sei. E’ stato dimostrato quanto dedicare uno o più momenti ogni giorno alla gratitudine porti benefici fisici e psicologici e ci agevoli nell’allenare la felicità

E così, mentre soffiavamo sulle candeline, mi sono concesso ben due desideri: continuare a scegliere di impegnarci per essere felici e che la nostra felicità possa ispirare quante più famiglie a fare la stessa scelta.


🔍Spoiler per la prossima puntata La scuola e il pesce rosso


Multipotentialite, Artista, Happiness Coach, Intermediario di Evoluzioni, certificato Chief Happiness Officer della IX edizione, Martino Corti ha deciso di applicare strumenti, consapevolezze e pilastri della scienza della felicità nell’organizzazione per lui più importante del mondo: la famiglia!

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