ARTICOLO
05.01.2025
Notes for happy families #7 | Siamo l’esercito del selfie
Di Martino Corti
05.01.2025
Notes for happy families #7 | Siamo l’esercito del selfie
Di Martino Corti
Ma voi vi ricordate come fosse annoiarsi?
Quando eravamo bambini, la noia ci ha spinto a dare vita a creazioni meravigliose, invenzioni alla Leonardo Da Vinci, storie fantastiche, battaglie fra il bene e il male, “guerre” e riappacificazioni. Ci ha spinto a conoscere persone che poi magari sono anche diventati amici, fidanzate! Ci ha spinto a metterci in gioco, anche se ci vergognavamo, perché “porca miseria piuttosto che annoiarmi così mi butto e vada come vada!” e se non trovavamo quel coraggio, beh, allora ci allenavamo a stare con il nulla, a gestire rabbia, frustrazione, vergogna o semplicemente lì, in silenzio.
In un modo o nell’altro la noia, quel “vuoto”, ci ha dato tantissimo!
Oggi annoiarsi è davvero difficile. Impossibile se non c’è la consapevolezza di quanto sia importante prendersi lo spazio per annoiarsi.
E’ ancora importante da adulti. E’ fondamentale per i bambini.
Nel quinto appuntamento di “Notes for Happy Families” avevamo toccato il tema sicurezza, concentrandoci sulla cultura della sicurezza e della formazione sul primo soccorso.
Oggi desidero raccontarvi di un altro grande “+1”, connesso ancora alla sicurezza, nostra e dei nostri figli. Ed è probabilmente uno dei “+1” più delicati perché “nuovo”.
Sto parlando dell’uso e dell’ abuso della tecnologia.
E sì signore e signori, siamo stati travolti da una mega rivoluzione che sicuramente ha portato anche un sacco di cose positive. Non sapevamo però la miriade di rischi (che molto spesso ignoriamo ancora oggi!), di conseguenze (psicologiche e fisiche), né tantomeno potevamo sapere come prevenire e come gestirla questa “bomba”.
Cosa possiamo fare, cosa dobbiamo fare noi genitori per il nostro benessere, per il benessere della nostra famiglia e in particolar modo dei nostri figli? Partiamo da cosa sappiamo, o meglio, da cosa dovremmo sapere 😀
Sapete per esempio che quando una foto o un video vengono messi online, potenzialmente lo sono per sempre? Ho partecipato a incontri di sensibilizzazione e formazione per genitori in cui tra i relatori c’erano anche esponenti della polizia postale. Non avete idea di cosa venga trovato nel dark web. Basterebbe sapere questo per stare molto attenti a condividere foto e video dei nostri figli. Eppure, guardate qualche dato:
Da una parte quindi il rischio enorme che il materiale da noi condiviso finisca nel dark web, dove si scambiano foto e video di bambini come fossero figurine e a pagamento. Dall’altra, data broker che possono iniziare a profilare dall’età di 2 anni. E ancora: creiamo inconsapevolmente un’identità digitale dei nostri figli facendoli vedere al mondo intero senza il loro consenso (vale per i bambini piccoli certo, ma anche per quelli che hanno un’età in cui potrebbero e dovrebbero decidere).
Qualche tempo fa ho visto un paio di documentari bellissimi e tostissimi che consiglio vivamente (“The Social Dilemma” e “The great hack”). Sono una bella sberla, necessaria per aprire gli occhi e iniziare a porsi domande. Fra i tantissimi spunti di riflessione, quello che più mi ha colpito è che moltissimi fra i principali creatori e sviluppatori dei vari social media, le menti dietro ai principi e ai meccanismi che li hanno fatti funzionare così “bene”, esprimono la loro grandissima preoccupazione circa la deriva presa dal mondo. In questi documentari dicono che le loro intenzioni fossero diverse e con scopi “alti”, ma che tuttavia si siano resi conto di come le cose siano sfuggite di mano. Alla faccia dello sfuggire di mano!
Poi magari è vero che le intenzioni fossero diverse, perlomeno in principio, nella “vision”. Poi però questa vision non si sa dove sia finita ed è stata sostituita (ben presto e molto consapevolmente) con un’altra vision, quella che ci ha portato fino a qui, quella che ha cavalcato l’onda e fatto guadagnare quanto più possibile a pochi a scapito di molti.
Molto del web in generale infatti, sicuramente i social media, hanno come principale scopo quello di farci rimanere lì incollati il più possibile. Sostanzialmente sono impostati per creare dipendenza: sfruttando un sano e normale bisogno di socialità e gli effetti generati dal rilascio di dopamina che avviene grazie ai vari like, all’amico in più, ai commenti etc etc e che ci spinge a voler provare nuovamente quella sensazione e a volerla provare sempre di più…Ci hanno in pugno!
Osservate questi altri dati:
Azz… Ho iniziato a sensibilizzarmi e a formarmi sull’argomento pensando a come fare con Mirtilla, ma ben presto guarda caso mi sono reso conto che il lavoro più grande dovessi farlo su di me, di quanto io per primo fossi stato travolto e dentro ad una bolla senza manco rendermene conto! Di quanto usassi lo smartphone per ritagliarmi “pause dalla vita”, esattamente come con le sigarette (infatti l’accoppiata “perfetta” è molto spesso sigaretta + reel di Instagram). Di quanto fosse per me ormai normale averlo “sempre” in mano, o a portata di mano questo benedetto telefono. Di quanto fosse diventata la norma guardare le notifiche appena sveglio, dire alla persona di fronte a me “scusa un attimo” e poi rispondere, normale scrollare Instagram a cena al tavolo con amici (!). Anche nei momenti in cui pensavo di dedicarmi a Mirtilla, in realtà questo coso malefico era sempre lì. E anche con lei moltissime volte ho detto “scusa un attimo amore” per leggere un messaggio, come se da quel messaggio dipendessero le sorti del pianeta. Molto spesso Cami ed io siamo stati lontanissimi, l’una di fronte all’altro, immersi nei social invece che guardarci, parlare, fare l’amore. Che roba è? Una cosa in grado di avvicinarci quando siamo lontanissimi finisce che il più delle volte ci fa essere lontanissimi quando siamo insieme.
Dobbiamo fare molta attenzione. Per il nostro benessere, certo, ma anche perché il messaggio che stiamo mandando inconsapevolmente a chi è con noi, è che il mondo che sta nel cellulare sia più importante. Vi rendete conto del paradosso? Qualcosa o qualcuno che è “lì” è più importante di chi e cosa è “qui”. Booom!
Condivido con voi alcune delle linee guida della Società Italiana Pediatri, sicuramente un ottimo punto di partenza
Cami ed io abbiamo deciso che a casa lasciamo i cellulari in cucina.
In questo modo siamo più presenti, tra di noi e con Mirtilla. Vietati a tavola, vietati quando giochiamo insieme a Mirti. Non li portiamo con noi quando andiamo a dormire (il nostro esempio ci renderà più credibili quando daremo questa regola a Mirtilla per evitare che passi le notti a letto scrollando il cellulare).
La mattina mi sono dato la regola di guardare il cellulare solo dopo la mia routine del benessere, ovvero un’ora dedicata a me. Prendere il cellulare in mano dopo aver fatto allenamento, coerenza cardiaca, letture, visualizzazioni, check obiettivi, doccia e colazione insieme a Cami e Mirti ha tutto un altro sapore.
Avendo un profilo pubblico su Instagram non condivido foto e video di o con Mirtilla (e attenzione anche ai profili privati o a gruppi WhatsApp… Mettereste la mano sul fuoco per tutti i vostri contatti?)
Mirtilla ha 30 minuti al giorno in cui può fare “giochini” sul tablet, oppure un’ora di Switch. Spesso capita che non usi tablet e console o che non sfrutti il tutto il tempo a disposizione. Stiamo cercando di diminuire anche la televisione che guardiamo un po’ troppo nei week end o quando Mirti non è a scuola.
Stiamo parlando con tanti genitori dei suoi amici, così da cercare di capire con chi poter fare squadra e come poter aprire un dialogo costruttivo con chi invece la pensa in maniera diametralmente opposta (molto spesso solo perché non consapevoli del problema). Puntiamo a darle un cellulare a 14 anni, e comunque non prima di averla sensibilizzata e formata su come usarlo. Altrimenti, per parafrasare Pellai, sarebbe come dare una moto potentissima a chi non ha mai guidato nemmeno un cinquantino…
La scuola ha iniziato un percorso di sensibilizzazione e formazione per tutti i genitori, sempre con l’intento di fare squadra per il bene dei nostri figli.
Desidero salutarvi condividendo alcuni degli approfondimenti e strumenti che più ci hanno aiutato finora (e che mi hanno permesso di scrivere questa puntata!) e ricordare a tutti che non dobbiamo ribaltare la nostra vita da un giorno all’altro ma possiamo impegnarci ogni giorno ad evolvere inesorabilmente grazie alla formula magica “X+1”.
Un passo alla volta.
Multipotentialite, Artista, Happiness Coach, Intermediario di Evoluzioni, certificato Chief Happiness Officer della IX edizione, Martino Corti ha deciso di applicare strumenti, consapevolezze e pilastri della scienza della felicità nell’organizzazione per lui più importante del mondo: la famiglia!