ARTICOLO
02.12.2024
Notes for happy families #6 | Ho imparato a sognare
Di Martino Corti
02.12.2024
Notes for happy families #6 | Ho imparato a sognare
Di Martino Corti
Era la sera del 25 dicembre di circa 20 anni fa.
Da bravo zio, anche quell’anno mi ero travestito da Babbo Natale.
Matteo aveva circa 7 anni. Finito il momento dei doni sono uscito dalla porta salutando e facendo gli auguri di buon Natale a tutti OH OH OH.
Poi sono rientrato di soppiatto. Appena mi ha visto, Matteo mi si è avvicinato:
“Ma dov’eri? E’ passato Babbo Natale, te lo sei perso anche quest’anno!!”
“Non ci credo! Porcaccia miseria ero in bagno Matte, che sfortuna!!”
“Ma sei sempre in bagno? Anche l’anno scorso!!”
E mentre pronunciava quelle parole ho percepito che qualcosa iniziasse a scricchiolare.
L’anno dopo mi sono messo d’accordo con un altro zio. Gli ho chiesto di fare lui Babbo perché io avevo un’altra missione.
Quando l’ho visto uscire di soppiatto per andare a prepararsi, ho aspettato un pochino e poi sono andato in bagno.
“Bambiniiii!! Hanno suonato alla porta, andate un po’ a vedere chi sia!!”
E tutti in coro correndo verso la porta:
“Babbo Babbo Babbo!!”
Tutti tranne Matteo.
Lui è corso in bagno e, sicuro di non trovarmi e quindi di avere la riprova del suo sospetto, ha aperto la porta di colpo.
Non riesco a descrivere lo stupore nei suoi occhi quando mi ha trovato a lavarmi le mani!!
Stupore che si è poi trasformato in meraviglia ed entusiasmo
“Corri, corri, c’è Babbo Natale!!!”
Quell’anno ho avuto anch’io la fortuna di (ri)vedere e salutare Babbo. Quell’anno ho scelto di far proseguire la magia per il mio nipotino.
Esistono bugie “buone”?
Cosa succede quando scopriamo che qualcosa, qualcosa di molto importante che ci hanno raccontato, fosse una grande bugia?
Sono sicuro di esserci rimasto malissimo da bambino. Non ricordo quando sia successo, molto probabilmente ho preferito rimuovere! Ma porca miseria se ne è valsa la pena!!
Sono perfettamente consapevole che questa bugia non solo mi abbia permesso di vivere il Natale come una grande magia, ma sia anche il motivo per cui lo è ancora oggi.
5 anni fa Cami ed io, per rendere ancora più magico il Natale per Mirtilla, ci siamo regalati un viaggio a Rovaniemi.
Per chi non lo sapesse, Rovaniemi è dove vive il vero Babbo Natale, mica quelli finti.
Ok, è tutto molto commerciale, ma fatto davvero bene. Siamo stati nei boschi trainati dalle renne e siamo stati al villaggio del vero Babbo Natale dove ci sono ovviamente anche i veri Elfi. Tutti, dal primo all’ultimo, conoscono qualche parola in tutte le lingue del mondo (sai mai che qualche bambino possa sospettare qualcosa!)
Una coda luuuunga che si fa senza annoiarsi grazie all’emozione, separa i bambini dall’incontro con Babbo per fare una fotografia con lui e ricevere il proprio dono. Poco male se non c’entra nulla con i loro desideri. In quei momenti l’unico desiderio è incontrare il vero Babbo!
Beh insomma, tutto talmente bello e magico che oggi che Mirtilla ha 9 anni abbondanti (a marzo ne compirà 10) è ancora completamente e meravigliosamente immersa in questa bugia. E con tutte le complicazioni del caso. Per esempio già da un paio d’anni nella sua letterina ha iniziato a chiedere doni anche per altri, oppure ha chiesto regali che non esistono in commercio. E poi… un conto era nascondere i regali ad una bimba piccola, ad una signorina di 9 anni è un bel po’ più difficile!
Ma ricordate che il nostro cervello è alla continua ricerca di prove che validino le nostre convinzioni?
E infatti la sua convinzione è talmente forte che anche quando raccontiamo scuse non proprio credibili per giustificare l’assenza di uno o più regali chiesti, quando in alcuni film, canzoni o chiacchiere tra grandi un po’ distratti la verità le viene praticamente spiattellata in faccia, non cambia niente: al momento niente e nessuno mette in discussione il Natale!
A questo punto vi chiedo di fare un passo indietro. Torniamo al motivo per cui con IIPO abbiamo iniziato questa rubrica.
Tutto è nato perché mi sono reso conto di quanto la scienza della felicità e gli strumenti appresi da CHO potessero essere applicati e portare benefici anche nelle organizzazioni più importanti del mondo, ovvero le famiglie.
E di quanto allo stesso tempo molte dinamiche in famiglia si ritrovino nelle aziende.
Ma in che modo può esserci una connessione tra quanto raccontato finora e le aziende?
Beh, al posto di Mirtilla mettiamo un lavoratore, e al posto di me e Cami mettiamo i vertici dell’azienda.
Con le dovute distinzioni, vi torna?
Non è forse vero che capiti (purtroppo abbastanza spesso) che professionisti vengano attratti da quanto dichiarato (online e in fase di colloqui), salgano a bordo entusiasti e poi, dopo un primo periodo di magia passino nella fase in cui nonostante i tanti segnali non vogliano vedere la realtà e credano ancora alle convinzioni che li hanno spinti ad accettare quel posto fino ad arrivare a rendersi conto di essere stati ingannati da grandi bugie?
Le bugie hanno le gambe corte, lo sanno tutti, ma in pochi si rendono conto delle conseguenze. Perdita di fiducia, di credibilità, di dialogo.
I collaboratori non crederanno più alla vision e ai valori che li avevano convinti a salire a bordo. Inizieranno a parlarne con i colleghi che magari sono lì da più tempo scoprendo molto probabilmente che sia peggio di quanto pensino. Inizieranno a venire al lavoro tristi, svogliati, demotivati, traditi.
Inizieranno a guardarsi intorno, a fare il minimo indispensabile (e spesso malino) giusto per non farsi rompere le scatole. Calerà la produzione, crollerà l’innovazione, aumenteranno turn over, assenteismo ed episodi di burn out.
E tutto questo a lungo andare arriverà a tutti gli stakeholder. Un disastro!
Tutto questo avviene in ogni organizzazione dove il dichiarato non corrisponde all’agito. E con qualche distinzione e aggiustamento, anche nelle famiglie.
10 anni fa Cami ed io, i Co-Founders della nostra famiglia 🙂, ci siamo ripromessi di non raccontare bugie a Mirtilla. E’ stato molto faticoso tenere duro, anche nei momenti in cui una piccola e “innocua” bugia ci avrebbe permesso di risolvere le situazioni molto più facilmente.
Però riteniamo entrambi che esista un’unica bugia “buona”, anche se molto grossa.
Quando Mirtilla sarà pronta a fare la domanda, sarà pronta ad accettare la risposta. E noi saremo pronti a dirle la verità e ad accogliere il suo dispiacere, la sua rabbia, la sua delusione, consapevoli che Babbo ci abbia aiutato ad insegnarle a sognare e che amore, valori, verità e coerenza la aiuteranno a continuare a farlo, anche ad occhi aperti.
“C’è che ormai che ho imparato a sognare non smetterò”.
Multipotentialite, Artista, Happiness Coach, Intermediario di Evoluzioni, certificato Chief Happiness Officer della IX edizione, Martino Corti ha deciso di applicare strumenti, consapevolezze e pilastri della scienza della felicità nell’organizzazione per lui più importante del mondo: la famiglia!