ARTICOLO
06.10.2024
Notes for happy families #4 | Costruire
Di Martino Corti
06.10.2024
Notes for happy families #4 | Costruire
Di Martino Corti
Una notte di circa 8 anni fa tenevo Mirtilla in braccio, aveva un anno e pochi mesi. Cami ed io in quel periodo eravamo distrutti perché Mirtilla si svegliava una media di 179 volte a notte.
Quella sera in particolare ero a pezzi, mi ero già svegliato diverse volte per le sue urla. Ogni volta andavo di là, la prendevo in braccio, le ridavo i suoi ciucci (uno in bocca e uno o due nelle manine), la cullavo e coccolavo, lei si riaddormentava e la rimettevo giù. All’ennesima volta ero nervoso, nervosissimo. Il mio cullare si era trasformato in un mare forza 6, il mio dolce “shhh, shhh” si era trasformato in 2000 cicale assatanate, la mia energia era completamente negativa e tutto questo non faceva altro che peggiorare le cose.
Ad un certo punto, in pieno sequestro emotivo e completamente fuori fuoco, ho tirato un urlo animale e, tenendo Mirtilla con il solo braccio sinistro, mi sono tirato 5 schiaffi sull’occhio.
PAM, PAM, PAM, PAM, PAM.
Mirtilla si è ammutolita, mi ha guardato con due occhi che non dimenticherò mai. Terrorizzata, incredula che quel “mostro” potesse essere il suo papà, è poi scoppiata a piangere urlando 10 volte più forte di prima.
Cami si è svegliata di soprassalto, è corsa in camera spaventatissima, ha preso Mirtilla in braccio. Io sono andato in sala, mi sono buttato sul divano, ho pianto e tremato non so per quanto, ma è stato per un bel po’. E poi sono “svenuto”.
La mattina sono andato in bagno, immaginatevi in che stato d’animo, e guardandomi allo specchio mi sono spaventato. Non per l’occhio nero che mi ero fatto (!!), ma perché quell’occhio nero mi ha reso consapevole di una verità sconcertante: fino a quel momomento non avevo mai avuto dubbi razionalmente sul fatto che, nonostante la mia violenza e la mia rabbia, non avrei mai e poi mai sfiorato nemmeno con un dito Cami e Mirtilla. Ma quando mai razionalmente avevo pensato di potermi fare un occhio nero tirandomi 5 schiaffi??
Quel limite che mi aveva sempre rassicurato, non c’era più.
È ancora molto intenso pensare a questo evento. Ancora più forte scriverlo e rileggerlo. Provo forti emozioni, contrastanti tra loro. Mi sudano le mani, mi accelera il battito cardiaco, provo vergogna, senso di inadeguatezza e tristezza. Allo stesso tempo, dopo tanti anni e tanto lavoro su di me, so quanto sia importante vedere e concentrarsi sul lato positivo di ogni cosa. Questo momento, questo toccare il fondo, è stato il punto di svolta che mi ha dato la consapevolezza di dover lavorare tanto su di me, il coraggio e la motivazione per farlo. Mi sento ancora ben lontano dall’uomo e dal papà che vorrei essere. Mi capita ancora spesso di innervosirmi per nulla, alzare la voce. Più raramente, ma ancora, di parlare in modo violento ed essere in sequestro emotivo.
Lungi da me quindi insegnarvi qualcosa dall’alto di non si capirebbe quale pulpito! Anzi, spero che condividere con tutti da quanto lontano io sia partito e il mio enorme impegno per migliorarmi possano essere punti di grande speranza e concreta possibilità di cambiamento.
Una cosa del tipo “beh se ce la sta facendo lui che si è fatto un occhio nero da solo..!!” 😂
E quindi ben ritrovati cari figli che, come me, si impegnano per fare del proprio meglio come genitori!
Il racconto che ho scelto per iniziare non è casuale.
Da una parte ha una forte connessione con quanto scritto nella puntata precedente dove abbiamo visto tante informazioni e strumenti per impegnarci a diventare esempi coerenti, adulti consapevoli e meravigliose guide per i nostri figli. Su come fare del nostro meglio lavorando dentro di noi.
Dall’altra per condividere quanto sia importante cercare, sperimentare fino a trovare gli strumenti giusti là fuori e farli nostri. Strumenti, metodologie che si trovano in libri, corsi, podcast, professionisti che ci possano guidare.. Tutto quello che possa aiutarci ad essere genitori migliori.
Per fare un esempio concreto relativo al racconto, parlando del sonno, dopo aver vissuto un anno e mezzo d’inferno, Cami ed io abbiamo cercato aiuto. L’abbiamo trovato in Le fate della nanna.
Senza entrare nel dettaglio, un solo incontro (ma di grande valore) ci ha fatto capire che il “problema” fossero semplicemente cattive abitudini in fase di addormentamento che inconsapevolmente avevamo iniziato e consolidato nel tempo. Come spesso capita, pensavamo che il problema fosse in Mirtilla…E invece l’avevamo creato noi ☺️
E’ bastato vedere queste cattive abitudini, cambiarle con grande delicatezza e pazienza, per tornare a dormire.
E dormirono tutti felici e contenti. Cioè, tutti non lo so, noi si.
Strumenti da cercare e da raccogliere là fuori, molto spesso al di là della nostra zona di comfort: per essere disposti ad andare a cercare là fuori, informarci, approfondire, studiare e impegnarci dobbiamo prima ammettere a noi stessi di avere un problema, ed è più difficile farlo o vedersi se non si è toccato il fondo.
Ci sono strumenti davvero per ogni cosa, ne vedremo alcuni per me imprescindibili anche nei prossimi appuntamenti.
Oggi vorrei condividere con voi quelli che abbiamo scoperto e acquisito Cami ed io in merito all’educazione: come fare ad educare Mirtilla?
Avete letto la definizione qui sopra? E quali possono essere questi “determinati fini” e quali le “esigenze dell’individuo e della società” se non la relazione, la felicità, l’evoluzione e la realizzazione personali e collettive, l’amore, la possibilità e la capacità di stare bene insieme?
Ok, forse vi sono sembrato esageratamente peace and love, ma siete d’accordo sul fatto che ognuno di noi abbia vissuto la propria infanzia e che, nella stragrande maggioranza dei casi ci siamo adattati ad un’ educazione che abbiamo ricevuto e diamo inserendo il pilota automatico, ereditata quindi (per reazione o per imitazione) dai nostri genitori, nonni, bisnonni e via via chissà fino a dove.
Oh, per carità, c’è del buono in tutto, anche nelle cose brutte e sbagliate! Va bene.
Ma oggi, dico io, con tutto quello che c’è a disposizione, sarebbe meraviglioso imparare anche ad educare in modo responsabile, no? Insegnare ai nostri figli valori, educazione, rispetto delle regole, in poche parole insegnare loro a vivere, senza urla, punizioni, violenza (verbale e fisica). Senza fare o farsi occhi neri o anche “solo” fegati marci, pianti, delusioni. Senza provare momenti di profonda tristezza, sensi di colpa o vergogna.
Sarebbe bello, tanto per ricollegarmi alla mia interpretazione sulla definizione di “educazione”, avere strumenti concreti per educare all’amore verso gli altri e verso sé stessi, siete d’accordo?
“La relazione viene prima di tutto” è il motto di Alli Beltrame, la meravigliosa donna, mamma e professionista che con il suo progetto sta aiutando migliaia di genitori, nonni, zii, insegnanti a vedersi, mettersi in gioco, imparare. Acquisire strumenti per spezzare queste catene.
Cami ed io abbiamo iniziato dal suo meraviglioso podcast Educazione Responsabile e da lì ci si è aperto un mondo fatto di prospettive diverse e diverse possibilità concrete di cambiamento, anzi di evoluzione, mi piace di più!
Basterebbe infatti l’assioma “la relazione viene prima di tutto” per invertire la rotta, disinnescare antichi meccanismi sul nascere. E’ chiaro, facile a dirsi un po’ meno facile a farsi, ma per questo vi invito ad approfondire il suo metodo, sono sicuro potrete trovare tanto tanto valore. Potete farlo qui
Un altro spunto prezioso ci è arrivato dal libro: “Educare i bambini alla felicità- Per una rinascita della felicità umana a partire dai bambini” (Volume 1 e Volume 2) di Marco Masella
In questi libri ci sono tanti esercizi pratici, per noi e per i nostri figli. Ci sono davvero tanti elementi concreti per cambiare il mondo.
Immagino siamo tutti d’accordo sul fatto che sia preferibile essere guidati da emozioni positive piuttosto che il contrario, ma fino a poco tempo fa non sapevamo che permettessero al nostro cervello di funzionare meglio o che avessero una ricaduta positiva sulla nostra salute.
Educando i bambini alla positività li aiutiamo ad aprire la loro mente, ad avere più fiducia in loro stessi, ad affrontare le sfide con maggiore determinazione, ad accogliere gli stimoli più utili alla loro crescita psico-emotiva. Ovviamente si apre un mondo di possibilità, tanto grande quasi da non sapere da dove partire.. Vediamo insieme qualcosa con l’aiuto di Marco!
Pensate per esempio al mondo lavorativo, ma anche alla vita privata. Non siamo spesso premiati per aver scovato problemi che necessitavano di una soluzione, difficoltà che hanno bisogno di essere gestite, ingiustizie che richiedono un rimedio? Quante volte, ci chiede Marco, la maestra ci ha convocato per farci i complimenti e per dirci quanto nostro figlio vada bene a scuola? Curioso modello, no? E più diventiamo bravi a scovare le cose negative più perdiamo di vista quelle positive!
La positività, come la felicità, può essere stimolata e allenata. E prima incominciamo a lavorare su di noi, meglio riusciremo a trasmetterla ai nostri figli, perché il nostro modo personale di vedere la realtà sarà inevitabilmente il modo di vedere la realtà dei nostri figli 😉
Ovviamente il nostro compito non è certo quello di evitare che i nostri figli provino emozioni negative, quanto in questi casi aiutarli a gestirle. Per esempio, come mai la maggior parte di noi tende invece a nascondersi quando prova rabbia, dolore o paura quando invece sarebbe una straordinaria opportunità per dimostrare ai figli che sentire queste emozioni non sia sbagliato ma anzi, che sia tutto ok, ma per davvero?
Alto punto fondamentale è il capitale sociale, gli amici. Hanno scoperto che il supporto sociale ha un impatto sull’aspettativa di vita esattamente quanto il fumo, l’elevata pressione sanguigna, l’obesità e l’attività fisica regolare! Cosa????
È quindi molto importante favorire le relazioni sociali dei nostri figli: frequentare amici con figli, invitare a casa gli amici, fargli fare sport di squadra, boy scout, oratorio. Qualsiasi cosa li aiuti a creare nuove amicizie che possono trasformarsi in legami di una vita.
Forse ancora più importante è la famiglia in senso ampio. I parenti infatti sono un anello forte della catena delle amicizie! Una famiglia solida e unita è fonte di grandissima forza per ciascun componente. Più legami familiari hanno i bambini, maggiore è il senso di sicurezza che li protegge. I nonni per esempio sono l’identità storica di una famiglia, e i nipoti sono per loro come una seconda possibilità. Nel prendersi cura di loro si prendono cura di sé stessi.
Va bene, tutto bello… Ma come la mettiamo con le regole???
Alla base i nostri bambini dovrebbero avere la certezza, l’assoluta certezza che li amiamo profondamente e che il nostro amore per loro non sarà mai e in nessun modo pregiudicato dalla loro condotta. Sbam!!! ☹️
Essere empatici, ovvero esserci quando hanno bisogno, accogliere le loro esperienze e il loro punto di vista senza giudicare. L’empatia tiene aperto il canale della comunicazione (e della relazione per tornare ad Alli Beltrame). Il tanto usato: “Ma si dai, non ci pensare, non è nulla!” ha alla lunga effetti catastrofici. Ragioniamoci insieme, cosa potrebbero pensare i nostri figli?
“Se mamma e papà dicono non sia nulla, forse c’è qualcosa di sbagliato in me, perché a me invece questa cosa fa tanto male (o mi spaventa tanto, mi rende molto triste, etc etc)!” Il rischio (la certezza?) è che in questo modo i nostri figli verranno sempre meno a raccontarci i loro problemi perché si sentiranno giudicati, sminuiti, biasimati. Ora, già l’adolescenza sarà tosta, cerchiamo di arrivarci nel migliore dei modi e con la comunicazione aperta e amorevole!
Le regole? Poche ma buone, fondamentali. Su quelle non si transige. Come? Beh fissandole insieme, così da accogliere eventuali obiezioni, parlarne, spiegare meglio, fino a definire regole condivise, valide per tutti e da tutti approvate. Noi per esempio le abbiamo poi scritte insieme, colorate e appese in cucina.
Vi lascio approfondire nel libro temi quali rinforzi positivi, rinforzi negativi, punizioni e premi. Ci tengo invece a dare luce anche qui ad un’altra cosa: la negoziazione. Abbiamo visto che debbano esserci questioni e regole insindacabili, ma pensiamoci un attimo… Quante volte ci imponiamo solo perché vogliamo che ci obbediscano, perché imporsi con la forza ci rende le cose più semplici e veloci, perché altri grandi ci stanno guardando e non vogliamo fare brutte figure o risultare genitori molli ma anzi dimostrare di essere cazzuti? Diciamoci la verità, almeno qui tra noi… Molto spesso! No?
Ma i nostri bambini così sono sempre in posizione di svantaggio! Non hanno alcun potere e le nostre decisioni sono sempre unilaterali. Un bel po’ frustrante! Ecco che accettare di negoziare con loro per arrivare ad un compromesso su determinate questioni diventa molto stimolante (per noi), educativo (per loro). E ci permette di preservare, anzi di migliorare la relazione. L’arte di con-vincere, ovvero vincere insieme. Impararla fin da bambini renderebbe la vita non solo più semplice, ma ben più bella ai nostri figli e a tutte le persone che incontreranno nel loro cammino 😉
Nei libri di Marco ci sono tantissimi altri strumenti. Ci sono centinaia di libri di grande valore, podcast, corsi. C’è davvero tanto là fuori, talmente tanto che può capitare di sentirci affranti, bloccati.. Quando mi sento così faccio un gran respiro e torno alla regola magica: X+1. E continuo, faccio il prossimo passo.
Siete grandi, siete forti! E se anche voi vi sentite ancora lontani dall’uomo o dalla donna, dal papà o dalla mamma che vorreste essere, non è “tutto ok”, ma è proprio quel tendere che ci smuove, quel non arrivare. Costruire. E costruire sono quelle sere in cui ripensiamo a quanto accaduto e, ai sensi di colpa inutili, scegliamo ancora più impegno, più determinazione. Sono quei pat pat che dobbiamo ricordarci di darci quando siamo riusciti a gestire bene e con serenità situazioni che fino a poco tempo prima ci avrebbero fatto urlare, innervosire, sclerare. E diamoceli questi pat pat, notiamo e celebriamo questi traguardi e attenzione, grande attenzione a non darli poi per scontati..E’ molto facile dimenticare come fossimo e non notare più i nostri enormi passi avanti, ciò che siamo diventati. Diamoci lo spazio per farlo, soprattutto quando abbiamo momenti di fragilità e tristezza. Godiamoci e accogliamo anche queste emozioni, ma poi facciamo un altro bel respiro e guardiamoci indietro per ricordarci quanta strada abbiamo fatto da quell’occhio nero. Costruire è ricordarci che ogni giorno, ogni santo giorno che l’esistenza ci dona, possiamo scegliere di impegnarci ad essere la versione migliore di noi stessi.
“Tra l’attesa e il suo compimento, tra il primo tempo e il testamento, in mezzo c’è tutto il resto. E tutto il resto è giorno dopo giorno, e giorno dopo giorno è silenziosamente costruire. E costruire è sapere e potere rinunciare alla perfezione”
Nella prossima puntata un altro +1 che ci ha cambiato la vita, anzi il +1 che più di tutti ci ha dato gli strumenti per proteggerla.
🔍Spoiler per la prossima puntata: Cultura della sicurezza
Multipotentialite, Artista, Happiness Coach, Intermediario di Evoluzioni, certificato Chief Happiness Officer della IX edizione, Martino Corti ha deciso di applicare strumenti, consapevolezze e pilastri della scienza della felicità nell’organizzazione per lui più importante del mondo: la famiglia!
World Mental Health Day: How leaders can prioritize well-being in the workplace
Di World Economic Forum