ARTICOLO

20.03.2025

Less is more. Come il minimalismo incrementa la nostra felicità

Di Giada Greco

Minimalismo: avere meno per essere di più

Viviamo in un’epoca di sovrabbondanza e di benessere. Le nostre case traboccano di oggetti, le nostre giornate sono sature di impegni e scadenze, le nostre menti affollate di notifiche. In tutto questo marasma di rumori costanti, la felicità sembra un miraggio sempre più lontano, soffocata dal peso della dovizia e dalla corsa verso il prossimo acquisto.
Riempiamo le nostre vite di oggetti per le più svariate ragioni: piacere effimero, status quo, impulsività, emotività, dipendenza, sfizio e molte altre ancora. Arriva un punto in cui, prima o poi, ci si trova faccia a faccia col proprio bagaglio materiale ed emotivo.

Ma cosa accadrebbe se invertissimo la rotta? Se il segreto per una vita più ricca e appagante si nascondesse proprio nel “di meno”? Forse il paradigma cambierebbe nettamente, portandoci alla conclusione che siamo noi a possedere gli oggetti, e non viceversa.

Partiamo dall’inizio.

Il minimalismo nasce come corrente artistica a cavallo tra gli anni ‘60 e ‘70, negli Stati Uniti d’America e in contrapposizione alla pop-art. Caratterizzato da forme semplici e lineari, vuole discostarsi dalle ideologie in voga per orientarsi verso una certa neutralità. Con il tempo, questa corrente va a intaccare anche altri ambiti artistici, come la musica e la letteratura, fino ad arrivare alla creazione di un vero e proprio credo spirituale, arrivando ai giorni nostri come vero e proprio lifestyle. Grazie alla globalizzazione e alla cultura di internet, oggi possiamo parlare di minimalismo in una forma più vasta e ben definita, grazie anche a contributi preziosi come quello di Marie Kondo e del suo libro ‘’Il magico potere del riordino’’, che hanno dato vita a una vera e propria tendenza: quella del ‘’Less is more’’, ovvero il concetto per il quale possedere meno sia la vera chiave di volta.

Facendo qualche passo indietro nel tempo e andando a esplorare più in profondità il fenomeno, possiamo evidenziare come alcune religioni (tra cui il Buddhismo, ma anche il Cristianesimo con San Francesco D’Assisi) avessero già trattato ampiamente la tematica, evidenziando come la rinuncia ai piaceri terreni fosse la sola via di salvezza in grado di elevare l’uomo e la sua anima.
Ad oggi, possiamo confermare la presenza di punti comuni, come la rinuncia al fine di elevare aspetti più vitali e cruciali dell’esistenza, come l’amore, gli affetti, le connessioni profonde, la cultura e la conoscenza. Bisogna però fare attenzione a un punto fondamentale: il concetto di rinuncia non è da intendere come totalitario, quanto più come selettivo: eliminare ciò che non aggiunge valore reale alla nostra esistenza, liberando spazio fisico e mentale per ciò che conta davvero.

Oltre il Materialismo: una nuova concezione di ricchezza

La società odierna è volta al consumismo, ma non è certo un segreto.
Siamo spinti quotidianamente dai social media, dalle pubblicità martellanti e dal marketing (sempre più esperto nel creare apparenti bisogni) all’acquisto compulsivo, ottenendo come conseguenza non solo un circolo che ci porta a lavorare per guadagnare e spendere ma soprattutto verso l’accumulo seriale di beni che promettono la felicità ma offrono tutto il contrario: inquinamento ambientale, talvolta sfruttamento delle condizioni lavorative dei produttori, infelicità perenne.
E’ proprio qui che interviene il minimalismo, invitandoci a una riflessione doverosa e mettendo in discussione un sistema malsano che impatta negativamente non solo sulle finanze ma anche sul benessere personale. La valuta più potente di cui disponiamo su questa Terra altro non è che il tempo, perché a differenza del denaro, che entra ed esce, questo non torna indietro e non concede sconti a nessuno.
Adottare dunque un approccio critico e consapevole permette, inizialmente, di spostare il focus dal concetto di ‘’avere’’ a quello di ‘’essere’’ (per citare uno dei pilastri della Scienza della Felicità ‘’Più essere e meno fare o avere’’).

Lo stile di vita minimalista diventa un importante alleato nella ricerca di chiarezza, alleggerendo l’anima dal pensiero degli oggetti che la governano quotidianamente. 

Per farvi un esempio più concreto e aiutarvi a entrare meglio nell’ottica vi pongo una domanda basilare: quanto tempo impiegate, durante la settimana, per riordinare casa ed effettuare le pulizie di routine? Immaginate: libri da spolverare, abiti da stirare, borse da riordinare, scarpe sparse ovunque, suppellettili in ogni angolo, cavi annodati e che altro ancora? Solo il pensiero crea ansia e stress. 

Immaginate ora di possedere giusto l’essenziale: oggetti che vi procurano gioia, vi permettono di automatizzare alcune attività e guadagnare tempo da dedicare ad altro, o ancora aprire l’armadio e trovare al suo interno solamente i vostri abiti preferiti, quelli
che indossate sempre e con cui vi sentite voi al 100%. Niente più frustrazione e tempo perso.
Non sarebbe grandioso? Tutto questo è possibile, non è solo un sogno irrealizzabile!

Secondo un recente studio americano, ognuno di noi possiede mediamente 300.000 oggetti.
Una cifra impressionante a pensarci, ma nemmeno così improbabile.
E’ da questo dato importante che nasce un’esigenza fondamentale – la stessa che portò la Kondo a creare un vero e proprio movimento rivoluzionario –  e cioè quella di effettuare un bel ‘’decluttering’’, ovvero un processo di eliminazione del superfluo per creare ambienti funzionali, ordinati e dove coltivare il proprio tempo e le proprie passioni.

Come il minimalismo influenza la nostra felicità 

  • Libera spazio, fisico e mentale! Una casa ordinata e priva di superfluo crea un ambiente più calmo e rilassante. Liberare la mente dal rumore degli oggetti in eccesso permette di concentrarsi meglio, ridurre lo stress e favorire la chiarezza di pensiero.
  • Dona più tempo ed energia: Meno oggetti significano meno tempo dedicato a pulire, organizzare e cercare. Questo tempo ed energia possono essere investiti in attività che ci portano gioia e soddisfazione, come una bella passeggiata all’aperto.
  • Rafforza le relazioni: Concentrandoci sull’essenziale, diamo priorità alle persone che amiamo e alle connessioni significative, nutrendo i legami che ci rendono veramente felici.
  • Promuove la consapevolezza: Il minimalismo ci spinge a riflettere attentamente su ciò che acquistiamo e su come spendiamo il nostro tempo, portandoci a fare scelte più consapevoli e in linea con i nostri valori.
  • Aumenta la gratitudine: Imparando ad apprezzare ciò che già possediamo e a vivere con meno, sviluppiamo un senso di gratitudine per le cose semplici della vita, una potente fonte di felicità.
  • Aumenta la socialità: Sono sempre di più i circoli volti al prestito o scambio di oggetti, i centri che si occupano della riparazione e rigenerazione di elettrodomestici o ancora i club di book-crossing. Insomma, tante occasioni per conoscersi e coltivare interessi comuni!
  • Riduce lo stress finanziario: Acquistare meno significa spendere meno, riducendo la pressione finanziaria e offrendo maggiore libertà e tranquillità.

Un viaggio personale alla scoperta dell’essenziale

Il minimalismo non è una formula rigida, ma un percorso individuale che evolve nel tempo e assieme alla persona. Ognuno può definire cosa è essenziale per la propria vita e cosa, invece, può essere lasciato andare per dare spazio ad altro. Inizia con piccoli passi: fai decluttering in una stanza, disiscriviti dalle newsletter che ti tentano ad acquistare, segui persone che ti ispirano e incoraggiano, rifletti attentamente prima di ogni nuovo acquisto e, soprattutto, pratica la gratitudine.

Il minimalismo non è rinuncia, ma scelta consapevole. È un invito a liberarci dal superfluo per abbracciare ciò che veramente conta, aprendo le porte a una felicità più autentica e duratura. In questo spazio ritrovato, nel silenzio del “meno”, possiamo finalmente ascoltare la voce della nostra vera gioia.

 


Giada Greco, HR Strategist, CHO e Content Writer di giorno e gamer, lettrice accanita e progettista di sogni di notte. Mi giostro quotidianamente tra il mio lato analitico e pratico e quello creativo, con l’obiettivo di guidare le organizzazioni verso un cambiamento positivo… un sorriso alla volta.

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