ARTICOLO

25.11.2024

La scienza della felicità come materia di studio nella Scuola – l’esperienza di Michelangelo Marino

Di Michelangelo Marino

Michelangelo Marino è co-fondatore di Iocambiorotta S.r.l.s. (azienda che opera nel campo della motivazione e della crescita personale). È un Chief Happiness Officer che si dedica a divulgare il costrutto della felicità come competenze nelle Scuole di ogni ordine e grado, dalle Università alle scuole calcio e società sportive.

Confrontandosi ogni giorno con studenti, insegnanti, dirigenti scolastici, genitori, istruttori ed educatori, Michelangelo ha un osservatorio molto interessante sull’argomento che stiamo esplorando e cioè: quanto il benessere e la felicità siano priorità e al centro delle strategie e dei programmi scolastici, cosa pensano i ragazzi e le ragazze della capacità della scuola di generare felicità, quali sono le esperienze di successo e gli ostacoli ancora da rimuovere.

Nel sistema educativo italiano c’è consapevolezza del bisogno di felicità da parte degli studenti? 

Gli studenti ricercano situazioni di benessere, ma soprattutto sono molto interessati a tematiche che riguardano la loro crescita personale. Ho evidenziato che il tema interessa sia perché è stimolante, ma anche perché realmente manca qualcosa che possa soddisfare i loro bisogni di ricerca e di costruzione del loro sé, una condizione che spesso sfocia in un malessere vero e proprio.

Emerge sempre più anche l’esigenza da parte del corpo docenti di avere gli strumenti per rispondere efficacemente al bisogno di felicità.

Hai uno o più casi virtuosi da condividere?

Un’ esperienza che voglio condividere è quella fatta dall’Università Mediterranea di Reggio Calabria che ha inserito, all’interno di un tour sull’orientamento in tutte le scuole delle regione, una tematica che è quella della scelta sostenibile e che mi ha permesso di affrontare, in momenti di incontro laboratorio con gli studenti, argomenti del pilastro della Scienza della Felicità che chiamiamo +Essere – Fare e Avere.

Questo pilastro enfatizza l’importanza di concentrarsi sull’autoconsapevolezza e sulla conoscenza profonda del sé piuttosto che misurare il proprio valore attraverso il successo materiale o le realizzazioni esteriori.

Più di 6.000 ragazzi calabresi hanno avuto questa opportunità e penso che sia una grande apertura nei confronti del benessere della persona.

Hai mai raccolto feedback diretti da parte degli studenti sull’adeguatezza della scuola nel rispondere ai loro bisogni di benessere? 

Durante il tour citato precedentemente, alla fine di ogni incontro è stato fatto compilare un feedback ed i risultati sono stati molto eloquenti: il gradimento rispetto al segmento della scelta sostenibile negli Open Day territoriali è stato del 97%, con una chiara motivazione: “mi ha fatto riflettere sulla persona che sono e questo mi ha molto stimolato”.

Cosa manca, cosa serve ancora per innescare azioni di cambiamento virtuoso?

Serve un proposito chiaro, serve la perseveranza e serve un progetto che sia sostenibile, soprattutto per le scuole e le università.

Quando parlo di sostenibile mi riferisco al fatto che sono ambienti molto tradizionalisti, quindi è indispensabile procedere per piccoli miglioramenti incrementali. Come i CHO sanno bene, la formula del X+1 (dove X è il punto di partenza e 1 è il passo in più, il primo cambiamento che riusciamo ad attuare e mantenere nel tempo, prima di progredire verso il passo successivo) è un elemento da tenere assolutamente in considerazione.

Quali sono i maggiori ostacoli ad un cambio di paradigma rispetto al ruolo della scuola e dell’educazione nella prevenzione del benessere e generazione di felicità?

Sicuramente la mancanza di rete tra gli insegnanti, i genitori e la classe politica che prende le decisioni.

L’evoluzione del sistema culturale ha bisogno del contributo di tutti gli attori in causa. 

Cosa funziona o ha funzionato per rimuovere questi ostacoli?

Nel mio caso ha funzionato l’aver preparato un progetto – un format sulla Neurodidattica – che rispondesse ai bisogni attuali della scuola e della società, come ad esempio il bisogno di saper dialogare e relazionarsi efficacemente tra le parti ed aver individuato dei dirigenti illuminati (e ce ne sono molti più di quello che si possa pensare) con i quali abbiamo fatto il primo passo.

È stato vincente predisporre un progetto che in maniera diversa coinvolgesse e fosse rivolto a tutte le figure del sistema: insegnanti, genitori, studenti, dirigenti, istituzioni del territorio.

C’è qualcosa che vuoi aggiungere di significativo sul tema Scuola e Felicità?

La felicità è un diritto. Questo è il mio proposito e anche lo slogan che porto avanti ormai da un anno in giro per le scuole e le università italiane. E mi metterò l’anima in pace solo quando la Scienza della Felicità diverrà una materia di studio.

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