ARTICOLO

06.09.2017

La prova che le aziende che coltivano la cultura della positività sono più produttive

Di 2BHappy

Portare la cultura della felicità nelle aziende è un grande vantaggio competitivo.

In questo esaustivo articolo, uscito recentemente sull’Harvard Business Review e scritto da Emma Seppala, psicologa e ricercatrice presso l’università di Stanford e Yale e già autrice del libro “The Happiness Track”, vengono riportate un numero importante di ricerche, studi empirici ed indagini che dimostrano in modo inequivocabile che un’azienda con una cultura “positiva” ha maggiori probabilità di successo, perché alimentando il benessere dei membri dell’organizzazione di fatto li rende più creativi, più coinvolti e maggiormente produttivi.

Traduzione a cura di Davide Grossi.

 

Ancora troppe aziende pensano che il successo finanziario dipenda da una cultura basata sulla forte pressione, sul drenaggio e lo sfruttamento massimo delle energie delle persone e una concorrenza spietata.

Ma un grande e crescente numero di ricerche di psicologia positiva applicata alle organizzazioni dimostra che un ambiente spietato e competitivo non solo danneggia la produttività nel lungo periodo, ma che, al contrario, un ambiente positivo porta benefici importanti sia per i datori di lavoro, sia per i dipendenti, sia per i risultati di business.

Sebbene ci sia la convinzione che lo stress e la pressione spingano i dipendenti a lavorare di più, meglio e più velocemente, quello che le organizzazioni ad elevata “tensione” spesso non colgono sono i costi nascosti che tali comportamenti producono.

In primo luogo, in aziende ad alto livello di stress, le spese in assistenza sanitaria  sono quasi il 50% maggiori rispetto ad altre organizzazioni.

L’Associazione degli Psicologi Americani ha stimato che lo stress da lavoro correlato fa perdere all’economia americana più di 500 miliardi di dollari e 550 milioni di giorni lavorativi ogni anno. Inoltre, lo stress da lavoro causa tra il 60 e l’80% degli incidenti sul lavoro ed è stimato che oltre l’80% di tutte le visite mediche sia dovuto allo stress. Lo stress da lavoro correlato è fra i responsabili di una serie di disturbi di salute, fra cui la sindrome metabolica e le malattie cardiovascolari.

Anche lo stress causato dall’appartenere a strutture altamente gerarchizzate è correlato a disturbi di salute. Uno studio ha mostrato che più basso è il grado occupato da una persona all’interno di una gerarchia, più alta è la probabilità di incorrere in malattie cardiovascolari e morte per attacchi di cuore.

I risultati di uno studio su larga scala, condotto da Anna Nyberg delI’Istituto Karolinska di Stoccolma su più di 3.000 lavoratori, hanno mostrato un forte legame tra tipologie di leadership e malattie cardiache nei dipendenti.

I leader che favoriscono un ambiente di lavoro stressante sono letteralmente pericolosi per il cuore (dei propri dipendenti e collaboratori).

In secondo luogo bisogna considerare il costo legato allo scarso coinvolgimento dei dipendenti.

Sebbene un ambiente dove regna lo stress ed una cultura della paura possa favorire l’impegno (e talvolta anche l’eccitazione) nel breve periodo, la ricerca  dimostra che nel lungo periodo lo stress porta ad un minor impegno e minor coinvolgimento sul lavoro – che generalmente sono associati alle sensazioni di sentirsi sicuri, valorizzati, supportati e rispettati.

Le ricerche della Queens School of Business e di Gallup hanno mostrato che i lavoratori non coinvolti hanno il 37% in più di assenteismo, il 49% in più di incidenti e commettono il 60% in più di errori. Le organizzazioni con gli indici più bassi di engagement hanno il 18% in meno di produttività e il 16% in meno di profitti. Da segnalare che le aziende con elevato engagement  hanno il 100% in più di richieste di lavoro.

La mancanza di fiducia è un terzo costo. La ricerca dimostra che lo stress da lavoro correlato porta ad una crescita del 50% del turnover volontario. I dipendenti si propongo sul mercato del lavoro, rinunciano a promozioni o si licenziano. E i costi del turnover associati ai processi di reclutamento, formazione, bassa produttività iniziale e perdita di competenze sono significativi. Il Center for American Progress stima che rimpiazzare un singolo collaboratore costa circa il 20% del suo salario.

Per queste ragioni, molte aziende stanno proponendo una grande varietà di benefits, come lavorare da casa o poter usufruire di una palestra in ufficio. Tuttavia, queste aziende, ancora non hanno capito profondamente i risultati di questa ricerca. Un sondaggio somministrato da Gallup ha mostrato che

anche quando il posto di lavoro offre benefit come la possibilità di usufruire del tempo di lavoro flessibile o lavorare da casa, i dipendenti preferiscono il benessere sul luogo di lavoro piuttosto che i benefit materiali.
Il benessere nasce dalla positività!

Creare una cultura positiva e sana per l’organizzazione si basa su alcuni principi fondamentali. La nostra ricerca sui vantaggi di una cultura positiva sul luogo di lavoro si basa su sei caratteristiche essenziali:

1. Prendersi cura e interessarsi ai propri colleghi

2. Supportarsi a vicenda, offrendo gentilezza e compassione quando i nostri colleghi sono in difficoltà

3. Non colpevolizzarsi a vicenda e perdonare gli errori

4. Inspirarsi l’uno con l’altro

5. Sottolineare il senso del proprio lavoro

6. Trattarsi reciprocamente con rispetto, gratitudine, fiducia ed integrità

Come può un capo promuovere  e favorire questi principi ? La ricerca indica quattro passi  da seguire:

1. Promuovere le connessioni sociali.  Un grande numero di ricerche empiriche conferma che rapporti positivi sul lavoro producono effetti di grande valore. Ad esempio, le persone si ammalano di meno, recuperano più velocemente dopo infortuni, sono meno soggette a depressione, imparano più velocemente e aumentano la loro capacità di memorizzare, tollerano meglio il dolore, sono più acute e hanno performance migliori al lavoro. Una ricerca di Sarah Pressman, dell’Università della California ha scoperto che la probabilità di morire precocemente aumenta del 20% nelle persone obese, del 30% nei consumatori eccessivi di alcolici, del 50% nei fumatori, ed di un enorme 70% nelle persone con poveri rapporti sociali. I luoghi di lavoro stressanti influenzano le relazioni sociali e quindi l’aspettativa di vita.

2. Mostrare empatia. Un capo ha un enorme impatto su come si sentono i propri dipendenti. Uno studio basato sull’osservazione del cervello stimolato nel rievocare ricordi ha dimostrato che i dipendenti cui era stato richiesto di richiamare alla memoria un capo non gentile e non empatico hanno mostrato una maggior attivazione delle aree del cervello associate alle emozioni negative, mentre accade l’opposto ricordando un capo empatico. Inoltre uno studio di Jane Dutton e dei suoi colleghi del Compassion Lab dell’Università del Michigan ha dimostrato che i leader che dimostrano empatia verso i propri dipendenti stimolano la resilienza individuale e di gruppo necessaria ad affrontare i momenti di grandi cambiamenti.

3. Uscire dalla propria zona di comfort per aiutare i dipendenti. Avete mai avuto un capo che si è accollato molti problemi pur di aiutarvi anche quando non era tenuto a farlo? Se vi è successo probabilmente siete rimasti fedeli a quella persona fino ad oggi. Jonathan Haidt della Business School di Sterne dell’Università di New York dimostra, nella sua ricerca, che quando i leader sono, non solo giusti, ma disposti al sacrificio per i propri collaboratori questo atteggiamento rende questi ultimi molto fedeli e coinvolti,con la conseguenza che i dipendenti diventano maggiormente propensi ad uscire a loro volta dalla zona di comfort per aiutare i loro amici e colleghi, creando così un circolo virtuoso. Daan Van Knippenber della School of Management di Rotterdam ci mostra che i dipendenti guidati da leader disposti a sacrificarsi per i propri collaboratori sono più collaborativi perché confidano maggiormente nel loro capo. Sono anche più produttivi e vedono il proprio leader più carismatico.

4. Incoraggiare le persone a parlare con lui – in particolare dei loro problemi. Non sorprende che  poter confidare sul fatto che il proprio capo abbia a cuore i problemi dei propri dipendenti aumenti la produttività. I dipendenti si sentono più sicuri, e come ha dimostrato Amy Edmondson di Harvard, nel suo lavoro sulla psicologia della sicurezza, un luogo di lavoro dove esiste una cultura della sicurezza perché ad esempio i leader incoraggiano il personale a chiedere aiuto, porta a risultati migliori e performance più elevate. Piuttosto che creare una cultura della paura di poter subire conseguenze negative, sentirsi al sicuro sul posto di lavoro aiuta ad incoraggiare lo spirito di sperimentazione, così importante per incentivare l’innovazione. Kamal Birdi dell’Università di Sheffield, ha mostrato che l’empowerment, quando collegato ad un buon allenamento e al lavoro di gruppo, porta a performance superiori e all’aumento di livello di fatturato, ancor  più che adottare pratiche di efficienza operativa e di produzione.

Il ruolo dei Leader

Noi sappiamo che un leader ha un grande potere di influenzare il clima e la cultura aziendale e che quando si comporta in maniera gentile ed etica determina il tono dell’intera organizzazione.

In “Give and Take” il Wharton professor Adam Grant dimostra che la gentilezza e la generosità dei leader sono forti predittori dell’efficacia dei team e dell’organizzazione.

Ambienti di lavoro tesi e stressanti sono collegati a problemi di salute nei dipendenti, al contrario organizzazioni che coltivano una cultura positiva hanno dipendenti con minori malattie cardiache, pressione sanguigna bassa e un miglior sistema immunitario. Un clima positivo sul lavoro porta ad una cultura della positività che aumenta l’impegno, il coinvolgimento, e le prestazioni. Un ambiente di lavoro positivo produce una cultura del lavoro positiva con effetti positivi sul benessere, la produttività dei dipendenti e anche sulla soddisfazione dei clienti.

In sintesi, possiamo dire, che un luogo di lavoro dove si pratica la cultura della positività ha maggiori probabilità di successo perché alimenta le emozioni positive ed il benessere. Questo, a sua volta, migliora le relazioni tra le persone e amplifica le loro capacità e la loro creatività.

La cultura della positività aiuta ad affrontare i momenti di stress, migliorando la capacità dei dipendenti di fronteggiare le sfide e le difficoltà, pur rafforzando la propria salute. E migliora la capacità di attrarre i talenti e di far fiorire le potenzialità dei dipendenti, aumentando anche l’attaccamento al leader e all’azienda. Quando le organizzazioni sviluppano culture positive ottengono livelli significativamente più elevati di efficienza organizzativa, migliorando le performance finanziarie, la soddisfazione del cliente, la produttività e l’engagement dei dipendenti.

Davide Grossi

E’ un Consulente Aziendale, Docente, Fondatore e CEO di Comunicare Eventi. Laureato in Scienze Politiche ed in Economia Aziendale presso l’università di Bologna, ha conseguito il master in Coaching e Counseling presso l’università di Urbino con una tesi sulla Psicologia Positiva. Sposato con Mia, ha due figli: Ernesto e Paloma

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