ARTICOLO
10.03.2020
Intervista a Enrico Carosio
Di Enrico Carosio
Enrico Carosio è responsabile di CASCO Enterprise, Centro per gli apprendimenti e lo sviluppo delle competenze.
Enrico perché la felicità è una “competenza”? Come si fa in letteratura a definire che una determinata dimensione rientra sotto la categoria di “competenza”?
Lo psicologo statunitense David McClelland, considerato il padre dello studio sistematico sulle competenze, nel 1973 aveva già definito con chiarezza l’impianto teorico relativo a ciò che conosciamo e agiamo e il suo perché. Gli studi che si sono susseguiti fino a oggi, in particolare grazie alle neuroscienze, ci consegnano un quadro sempre più articolato e dettagliato nell’acquisizione e nell’esercizio delle competenze ma possiamo affermare che la struttura della competenza resta fedele all’intuizione originale di McClelland.
Conoscere questa struttura ci permette di comprendere perché anche la “felicità e essere felici” risulta essere oggetto di un percorso di acquisizione come una competenza afferente alle aree intrapersonale e interpersonale.
L’immagine della competenza rappresentata nella piramide della figura sotto evidenzia la sua complessità e vede la presenza non solo degli elementi diconoscenza (sapere) e abilità (saper fare), su cui ancora oggi basiamo troppo e purtroppo la valutazione di una persona, ma anche da altri fattori centrali: la personalità (patrimonio genetico o memoria depositata, struttura del carattere, eventuali patologie disfunzionali), le attitudini e, al vertice della piramide, i comportamenti (la modalità con cui agiamo le competenze).
Se l’importanza del sapere e del saper fare rimane centrale, gli studi recenti mettono in evidenza come questi sono fortemente influenzati dagli elementi alla base della piramide.
Le componenti personalità e attitudini sono in stretto rapporto influenzandosi reciprocamente nel determinare le condizioni di base affinché la persona possa acquisire alti livelli di competenza e incidendo notevolmente sullo sviluppo delle cosiddette soft skills (competenze trasversali).
La personalità richiede la necessità di una funzionalità cognitiva e emotiva tale da non inficiare la capacità di comprensione, concentrazione, apprendimento, utilizzo della memoria, motivazione e di decisione. Tale “buon funzionamento” favorisce il processo di acquisizione e di sviluppo delle attitudini che sono determinate, tra gli altri, da fattori complessi quali l’educazione ricevuta, l’ambiente dove si è vissuti e le informazioni o codici culturali (leggi, regolamenti, norme…) che si è introiettati nella costruzione della “personalità”. Questo sistema integrato di sviluppo, unitamente alle conoscenze e alle abilità, definisce infine la modalità comportamentale con cui esercitiamo la competenza (es. professionale ma aggressivo, alta competenza tecnica ma poco ascolto e così via). Lo studio sulle competenze ha permesso di categorizzarne un numero assai vasto e molte di queste possono essere definite come una sorta di “scaffolding, impalcatura interna” che sostiene una propensione a “scegliere di essere felici”. Tra le più importanti ricordiamo:
Nel leggere questo elenco ci risulta naturale richiamare i vissuti quotidiani;
Ne scopriamo l’utilità e quindi ricerchiamo e esercitiamo, intenzionalmente e stabilmente, un “modo di essere” che attiva il benessere personale attraverso un equilibrio emotivo-cognitivo che determina quel senso di pienezza nelle relazioni e nei risultati che rincorriamo con grande forza e determinazione nella nostra vita.
World Mental Health Day: How leaders can prioritize well-being in the workplace
Di World Economic Forum